La nave era vasta
e cavalcava il vasto oceano.
Io osservavo le onde oscene
e dicevo: oh oh!
Sto andando in pezzi,
scendendo tra le piaghe del sale
con i miei ettari di legalità
e nessuno me lo perdonerà.
Per calmare i passeggeri
hanno allestito uno spettacolo,
mentre io vado giù,
decapitata come Medusa.
Tutto è molto tranquillizzante,
se non per il fatto che sto andando in pezzi
e una gamba è già lì sul fondale,
piantata come quella di un manichino.
E ora sento
che potrei immaginare un finale,
qualcosa che non sia stato detto,
per esempio che laggiù potrei trovare
oltre alla mia gamba, le mie unghie laccate
accanto alle conserve di sorrisi di signora
dal cervello disfatto.
Ed è anche probabile che non affonderò
tra i vecchi ingombri,
ma che il mare mi risputerà come seme di mela.
Ma ora sto andando in pezzi,
scendendo tra le piaghe del sale
con i miei ettari di legalità
e nessuno me lo perdonerà
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