Il salumiere con due braccia sul banco
di lavoro disegna un triangolo isoscele
e chiama base lo stesso per forza di cose.
Non è esatto: è scaleno. L’obliquo destro
è meglio formato ma il sinistro fa paura.
L’afa rende il lavoro acqua passata dai pori
però è il prezzo che muove il denaro in borsa,
benché con il caldo la liquidità faccia gola
e l’ingordigia la bramosia la sopraffazione
si manifestino ad altezza d’uomo.
Viene fuori che considera affettato
il modo di porsi da venditore e guarda
sfacciatamente quel che tira la sera
fino alle ginocchia dove il sole ancora
si tiene per il nudo in assenza di lucciole.
Per estensione, dura il ciclamino inalberato
all’ingresso, ma secca che tutti osservino
come occupa la griglia che serviva gli arrosti
- a settembre sarà già un anno che la carne
non brucia eppure per spegnerla l’anagrafe
si rimette alla forma. È in questo frangente
che l’estate mette mano alla pelle e fa la sua
figura audace via via trovando corrispondenze.
La gelosia è una virgola dopo la congiunzione.
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