Pubblicato il 31/01/2013 08:05:27
PICCOLI DA RIVALUTARE: UN POETA NELLA PARTE OSCURA DELL'OMBRA Recensione di Maurizio Soldini a Giuseppe Piccoli, Fratello poeta, Collana I Giardini della Minerva, a cura di Maurizio Cucchi, LietoColle, 2012, € 13,00 AVVENIRE 30 gennaio 2013 Il poeta Giuseppe Piccoli (1949 1987) ha affidato per intero la sua vita alla poesia, vi si è immolato, non reggendo al travaglio dello scalpitio esistenziale, che lo ha angosciato, che lo ha fatto decidere alla fine per “il colore dell ombra” (“Verrà il colore dell ombra/ a darci pace e giustizia d’anima”). La vita del poeta, di quest’uomo, è afflitta dal male di vivere giocato esistenzialmente, tra il tempo che passa e le crisi di identità speculari, nel non riconoscersi, cupo e infiacchito, al limite di un’afasia, che imperversa nell’erranza di un uomo schiacciato dalla solitudine, dalla noia, da quel male di vivere, che alla fine non riesce a trovare la svolta, perché piagato mortalmente dalla malattia della disperazione. Senza speranza non c’è via d ’uscita. E l assenza di speranza, che si annida solo per qualche attimo nella poesia, nella donna amata, così come nella ragione filosofica o nella fede religiosa, non trovando, al di là delle fugaci immagini date, una qualche figura sostanziale, che sostenga nella vita reale la ricapitolazione del passato nel presente e in un futuro che sia anche metafisico, fa sì che l’essere si inacerbisce, l’esserci si fiacca e la persona del poeta si ammala mortalmente. L’incipit era comunque promettente, dal momento che le immagini della poesia, le immagini dell ’infanzia, le immagini della donna rilucevano come barlumi di speranza nell’anima del poeta e s’incarnavano nella parola poetica. Ma nonostante la poesia di Piccoli fosse attraversata, come l’anima e il corpo del poeta, come la sua persona, “dall’energia insolita, dalle improvvise accensioni e lacerazioni intense che rivela(va)no una personalit poetica di prim’ordine”, - come dice Maurizio Cucchi, che ha curato la silloge insieme a Maria Piccoli - in fieri, col passare del tempo, c’è un’effrazione tutta giocata sul piano esistenziale, che porterà la poesia stessa ad essere e a rappresentare per il poeta un fallimento, inteso come un’incapacità di dare fede e speranza d’essere all’esserci. E il poeta a quel punto non più in grado di sopportare quanto pensa di sapere ( Ora tutto è saputo e io m’adombro”) e cos non sa aspettare neanche la sera, ma la anticipa, convinto che la luce del mattino corrisponda alla conclusione dell ’erranza giocata nell ’afasia totale proprio di un exitus festeggiato, in fine, dagli angeli. Convinto di aver concluso la sua missione di poeta-angelo, animale metafisico, ariete smarrito nei cieli, che in qualche modo avrebbe svelato il nulla o l’inconsistenza dell’essere e dell’esserci, piagato dall’assenza di speranza e di amore cos come di aver concluso l’erranza nel mondo (L’ariete smarrito nei cieli/ dove ha perso il suo fuoco?/ Di me resta quel poco/ per fissarti, quel fioco lume/ per ancora amarti o croce/ e dire nella voce/ e nella luce/ l’esaltato mio cuore di persona/ che si consuma e spezza/ quanto l’angoscia del mondo/ che in te naufraga/ senza la pietà d ’una carezza”). La poesia di Piccoli, protagonista spesso oscurato del secondo Novecento, va sicuramente ripresa e riconsiderata e un plauso va all’editore LietoColle, che ci ha dato la possibilit à di avere questa antologia per poter avere il piacere di cominciare a ri-auscultare il cuore palpitante di una poesia genuina, che, come ha detto Cucchi, è “destinata a durare”.
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