Questa raccolta di poesie parte col titolo inesatto, perché coglie solo un lato della poetica di Bellintani.
Infatti più che pianura si deve parlare di terra nel senso vero, delle radici ineliminabili che legarono da sempre il poeta e la sua vita al territorio.
Nella poesia “sono un topo di campagna” infatti Bellintani disegna il suo ritratto dentro la natura della bassa mantovana: con la Luna, il Paese e la Casa, (tutti in maiuscolo) dove visse la maggior parte della sua esistenza esclusa la parentesi fiorentina
Onnipresente è il fiume, nominato solo fiume che dà la vita ma che spesso ghermisce degli abbozzi di esistenze però lasciandone sempre una scia a ricordare che nulla della vita è mai completamente perduto per stare ”sempre lieti al core sulla riva” .
Così s'innesta quello che è il vero filo conduttore della poetica di Bellintani: la morte, perché questa anche se ti afferra lascia che il ricordo resti come testimonianza .
Ma non si trema mai davanti alla morte, “povera madre che soffre”, perché “in noi s'alterna timore d'essa e quieta attesa del suo riposo”.
Ed è forse nel vivere così intensamente il rapporto della vita con il fluire delle stagioni, legati indissolubilmente all'esistenza umana, che resta potente il messaggio di questo poeta che, nonostante il suo proverbiale silenzio e riservatezza, ha lasciato un monito duraturo.
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