Le teorie più strampalate sono state formulate al riguardo: tecniche di pittura, stile… perfino una forma di danza.
Molti cineasti, infatti, si sono sbizzarriti a mettere una a fianco dell’altra, ballerine con braccia per aria, una tesa in avanti e l’altra all’indietro.
In realtà, la spiegazione è assai più profonda.
Intanto, si fa notare che, a ben osservare, le pitture ritraggono le persone in ogni angolazione del corpo: fianco, gambe e braccia tese in avanti e indietro, testa e busto con rotazione di 45° circa…
Perché, dunque, quella particolare posa?
Durante le Cerimonie Funebri si celebravano Rituali Magici per consentire al defunto di “risorgere” e tornare in vita, rituali che venivano officiati dal sacerdote sem (riconoscibile per la pelle di leopardo in spalla) e dal sacerdote chery-webb (riconoscibile per la stola bianca).
Il primo si serviva di strumenti magici, come l’ur-reka, con cui toccava ogni singola parte del corpo e il secondo accompagnava quei gesti con formule magiche, le He-Kau.
Si praticava il rito direttamente sulla mummia del defunto o sulla statua che lo rappresentava, ma anche sulle pitture parietali della tomba.
Nei primi due casi era facile toccare il corpo in ogni sua parte: braccia, gambe, testa, busto… Più difficile, invece, con le pitture, in cui, non tutte le parti del corpo erano visibili.
Per poterle raggiungere, bisognava esporre quelle nascoste: la parte interna di gambe e braccia, ad esempio, ed ecco la necessità di tenderle in avanti o indietro. Per mostrare sia il petto che le spalle, bisognava fare una piccola torsione del busto, così come per la testa, se si voleva evidenziare sia la faccia che la nuca.
Niente danze, dunque, ma solo la necessità di rendere visibili le varie parti del corpo per procedere al Rito.
Interessante, vero?
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