Finirò i miei giorni un dì nell’indigenza
mi lascerò morire alla tastiera
mentre dei versi provo a scribacchiare
sarà d’inverno o forse primavera.
Qualcuno leggerà le mie parole
può darsi sia persino indifferente
ma forse dopo scaverò una traccia
forse un mio verso gli aprirà la mente.
Sicuramente capirà qualcosa,
si chiederà: “chissà perché l’ha fatto”
e leggerà i miei ultimi pensieri
“certo – dirà - quest’uomo era un po’ matto”.
Forse comprenderà che m’ero illuso
di cambiare il mondo con un verso
ma forse capirà che a verseggiare
non è davvero poi del tempo perso.
Anche lui sarà invaso da passione
e quello scritto un po’ sconclusionato,
come un seme disperso sulla terra,
un altro disperato avrà creato.
Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 30.06.2022 – 12:01)
La foto è tratta dal portale:
http://www.lacasadellapoesia.com/Showsez.asp?sez2_ID=39
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