Fernanda era una passerotto, uno di quelli cicciotti, che beccano le briciole e sono grati.
È volata via, ieri, in punta di piedi, con la classe che non le è mai mancata. Non l’ha strozzata la levatrice e, al mondo, sembrerà giusto che se ne sia andata perché era ora. Ma a me, no!
Mi mancheranno i suoi sorrisi, la sua dolcezza, il suo aver sempre una parola gentile per tutti.
Mancherà alla famiglia che l’aveva accolta, già adulta, molto tempo prima che una pubblità-progresso la invitasse ad adottare un nonno. La avevano voluta e amata perché amava e si lasciava amare con semplicità. Quando visiterò la loro casa, continuerò a cercare, tra quelli degli altri invitati, il suo viso chiaro ed i suoi occhi sempre pronti alla commozione.
Fernanda, che di bastonate ne aveva prese dalla vita, ci ha insegnato che ci sono due modi per vivere ed invecchiare: puoi diventare acida e brutale, secca come un tronco che va alla deriva od essere buona ed affettusa, scegliendo di rassomigliare alla fata smemorina di Cenerentola.
Serena notte, Signora Fernanda: riposi in pace.
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