Pubblicato il 14/11/2011 18:43:59
VITA IN STUDIO. Personale di Gonzalo Orquín a cura di Lorenzo Canova e Francesco Paolo Del Re Studio Andrea Gobbi – Roma, via dei Lucani 33/a
INAUGURAZIONE: 27 novembre 2011, breakfast ore 11.00 PERIODO: dal 27 novembre al 31 dicembre 2011 ORARI: dal martedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 per appuntamento INFO: Tel/Fax 06.44340151 - www.andreagobbi.com - www.gonzalo-orquin.com
Nutre frutti preziosi e ammalianti il lungo soggiorno romano del pittore spagnolo Gonzalo Orquín (Siviglia, 1982). I risultati della più recente ricerca dell’artista vengono presentati nella mostra personale “Vita in studio”, evento di apertura della nuova stagione espositiva dello Studio Andrea Gobbi di Roma, in via dei Lucani 33/a. La mostra, curata da Lorenzo Canova e Francesco Paolo Del Re, inaugura domenica 27 novembre 2011, alle ore 11.00, con un breakfast alla presenza dell’artista ed è aperta al pubblico dal 28 novembre al 31 dicembre. Ad accompagnare l’esposizione, un catalogo con un’introduzione di Tomas Sharman e testi critici di Lorenzo Canova e Francesco Paolo Del Re.
La polifonia delle vite che turbinano nel millenario palcoscenico monumentale di Roma viene osservata, nella sua appassionante complessità, dalla casa-studio dell’artista, lente di ingrandimento che filtra i fasti quotidiani di bellezza e giovinezza, facendoli passare attraverso un innamoramento devoto per la storia dell’arte. A cinque anni di distanza da “Espejo Romano” del 2006, Gonzalo Orquín torna a esporre a Roma presso la home gallery di Andrea Gobbi, riallacciando il filo di un discorso pittorico intimista mai interrotto, con due serie di lavori realizzati nell’ultimo anno, distinte per scelte tematiche e laboriosità dell’esecuzione.
Da una parte i “quadri di meditazione”, frutto di un lavoro lungo mesi. Si tratta di tele i cui protagonisti sono figure assorte nel cerchio di una quotidianità senza eroismo: uomini e donne ritratti con tocco meditabondo in interni borghesi, stanze di quiete e riposo, ma anche di segreti e pentimenti. Un uomo si riveste dopo l’amore. Una giovane donna si pettina la lunga chioma, con un gesto di sensualità raccolta. Una bambina è china su un computer. Due figure pregano. I personaggi sono spiati nella loro intimità dall’artista voyeur, inconsapevoli dello sguardo che li osserva.
La seconda serie di lavori si caratterizza per una pittura più fresca, veloce e spontanea, che risponde a un bisogno di immediatezza e permette all’artista di ritrovare un contatto con il gesto di dipingere. Si tratta di nature morte contemporanee, giochi d’artista, divertissement. Oggetti banali, quotidiani, vengono illuminati da una luce metafisica: un paio di guanti di lattice dimenticati dopo l’uso, una polo gialla, una confezione di macaron, scarpe, flaconi di detersivo, una tazzina, un cane accucciato, un’orchidea e dei libri davanti a una finestra, mollette da bucato in un cestino, il retro di una cornice.
Seguendo l’esempio dei pittori che nei secoli passati sceglievano Roma come tappa imprescindibile di un apprendistato emozionale e artistico, Gonzalo Orquín si è trasferito da Siviglia nella Città Eterna nel 2004 e il suo profilo biografico e professionale è sfaccettato da colorite contraddizioni. Artista cosmopolita (ha esposto in Spagna, a Parigi, a Berlino e, tra le molte esposizioni italiane, ha partecipato al Premio Michetti ed è stato selezionato per Premio Fabbri 2011, con presentazione dei lavori concorrenti ad Arte Fiera a Bologna), schivo eppure mondano, Orquín è tra i nuovi ritrattisti ufficiali della Caput Mundi in questo inizio di millennio e insieme lo scomodo pittore invitato nel 2007 a esporre nella scandalosa mostra “Da Von Gloeden a Pierre et Gilles”, caldeggiata da Vittorio Sgarbi e, tra molte polemiche, allestita a Firenze dopo non aver mai aperto i battenti a Milano per l’aperta ostilità del sindaco Letizia Moratti.
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