Πράσσω contra Ποιέω - Superamento della concezione poetica standard, ovvero della Poetica Limitata, prolegomeni della Poesia Grafica.
“Ognuno fa la sua arte alla sua maniera, o conoscendo la gioia del salire in frecce verso astrali riposi o quella del discendere nelle miniere dove germogliano fiori di cadaveri e di fertili spasimi. Stalattiti: cercarle dovunque, nelle mangiatoie allargate dal dolore, con gli occhi bianchi come le lepri degli angeli.”
Tristan Tzara alias Samuel Rosenstock
La dislocazione preternaturale della Poesia, ovvero la definizione fisiologica della Poetica Limitata in quanto unica via conseguibile per il componimento, la rende prassi. La desunzione - per altro tracotante e parimenti limitante - è paurosamente vertiginosa: primum s’è relegati alla mera scrittura, deinde s’è costretti anche in essa poiché - naturalmente - tale rappresenta soltanto l’infinitesima parte del divenire. La Poesia Limitata, in quanto deduzione fatale dell’impossibilità creativa della Poetica del Vuoto, è un’anestesia fatale. Il termine ἀναισθησία - ovvero essere privi della facoltà di sentire - è mutualisticamente simbionte della prassi, giacché tale è la rappresentazione volontaria dell’impotenza umana e, come un angelo dalle ali spezzate, la Poesia diviene schiava del preter-razionalismo. L’essenza poetica deve essere annoverata come la pananalitica ed onnicomprensiva creazione d’una realtà rivisitata, basata sull’elucubrazione critica della fenomenologia. In poche parole la fisica della Poesia diviene Metafisica.
Ivi Πράσσω, intesa come attività materialisticamente definita, diventa componimento: proprio da quell’atomismo immanente desumesi l’anestesia della Poesia; essa diviene un automatismo, un’esposizione solida ed acromatica.
Con ciò non si vuole sottovalutare la componente scritta di Calliope purtuttavia si vuole amplificare la potenza di questa - affinché la Poetica del Vuoto fuoriesca sinceramente - svincolandola dalla limitatezza della scrittura stessa.
Proprio con il superamento delle doti fisiche della Poesia si concepisce la sinestesia fondamentale: Ποιέω, in quanto creazione, è l’affermazione - quasi nonsenso - del superamento d’ogni costrizione, d’ogni giogo e di ogni briglia. Ivi la Poesia diviene Poesia Grafica e tale s’annovera come autentica oltre-poetica: questa neonata sinestesia non collega soltanto parti interne alla prassi poetica bensì è la teoria unificatrice delle Arti.
L’unico movimento artistico che ha preceduto la suddetta teoria è il DADA: proprio di questi era l’affermazione paranoico-critica dell’arte, svincolata dalla distruttiva critica classica - i.e. quella degli storici d’arte, dei commentatori e dei ricercatori filosofici -, alienando ogni sorta di controllo sul componimento. Questo è il passo che libera tutte le arti dal loro campo semantico; la necessità di trovare dei vagli critici, dei dogmi afisiologici con i quali si può sminuire l’essenza filosofico-artistica di qualsisia componimento è la distruzione della Volontà di Potenza poetica.
Con Poesia, da questo punto in avanti, s’andrà intendendo tutto ciò che colloca l’intero divenire in un punto unico ed universalmente riconoscibile: tale sarà veramente creazione!
Da una Poesia Grafica, intesa come incarnazione della scrittura - ovvero il processo di mono-rappresentazione e non duplice-rappresentazione -, si potrà e si dovrà categoricamente riconoscere il fondamento onnicomprensivo del divenire: la scrittura diverrà l’impalcatura materiale, la filosofia (unica non-Arte, bensì madre di tutte queste) diverrà il costrutto con il quale motivare la definizione dell’impalcatura e la pittura diverrà il mezzo con il quale adornare di pathos il componimento. Ogni minima entità diverrà allegoria del mondo e la comprensione di queste sarà la l’unione descrittiva della malattia d’esso.
©Matteo Bona, saggio tratto dall'opera Dalla Palingenesi alla Poetica del Vuoto, o L'Ultimo Romantico: LULU Editore, Edizioni Digitali (eBook Disponibile).
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