Il fiato grosso fa la canicola a chiare lettere.
Seguendo la lingua mi do un tono
tra i morsi e le arcate. Nel centro storico
manca l’acqua, ma la birra avanza.
Parlare ci scalda. Stufa persino
una sillaba.
La pelle liquida il peso come secreto.
Denti e vocali si rinfrescano con lo stesso
sapore di mente e per saggiare il fresco,
oggi, ho tolto ai ponti un fiume di parole.
La zona precisa è un vincolo chiuso,
un affetto che non farà strada,
tuttavia la lingua agitandosi nel porto
schiocca a sorso e promuove le corde a suoni.
Chi dorme ha ora il sonno in umido.
Dopo, saprà di sudore e vapore; e un alone
imbratterà la canotta del dubbio:
ho ragione a cercare nell’ombra
la frescura? Non mi pare ora.
Posso sentire una punta di amaro
nella confusione o in fondo alla birra
o parlando di gossip delle stelle con Gil.
Le parole che usiamo sono contemporanee
ma in fiati distanti a volontà.
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