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Quanto è ubiquo

di Robert Wasp Pirsig
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Pubblicato il 21/08/2021 16:00:59

 

Il fiato grosso fa la canicola a chiare lettere. 

Seguendo la lingua mi do un tono

tra i morsi e le arcate. Nel centro storico

manca l’acqua, ma la birra avanza.

Parlare ci scalda. Stufa persino 

una sillaba. 

La pelle liquida il peso come secreto.

Denti e vocali si rinfrescano con lo stesso

sapore di mente e per saggiare il fresco, 

oggi, ho tolto ai ponti un fiume di parole. 

La zona precisa è un vincolo chiuso,

un affetto che non farà strada,

tuttavia la lingua agitandosi nel porto

schiocca a sorso e promuove le corde a suoni. 

Chi dorme ha ora il sonno in umido. 

Dopo, saprà di sudore e vapore; e un alone 

imbratterà la canotta del dubbio: 

ho ragione a cercare nell’ombra 

la frescura? Non mi pare ora. 

Posso sentire una punta di amaro 

nella confusione o in fondo alla birra

o parlando di gossip delle stelle con Gil. 

Le parole che usiamo sono contemporanee 

ma in fiati distanti a volontà.

 


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