*
Il fiume scorreva in vortici attorno a loro,
mentre sedevano l’uno accanto all’altro
nella notte blu e fonda.
Una a una apparvero delle grandi stelle.
Jim era perfettamente contento,
la solitudine non si agitava più
nella profondità del suo stomaco,
affilata come un coltello.
Pensava sempre all’infelicità
come alla “nausea del catrame”.
Quando le strade d’asfalto si scioglievano,
d’estate,
lui masticava il catrame e si sentiva male.
In qualche oscuro modo
aveva sempre associato la “nausea del catrame”
con l’essere solo. Ora non più.
Bob si tolse le scarpe e i calzini
e lasciò che il fiume gli raffreddasse i piedi.
Jim fece la stessa cosa.
*
I giorni volavano alla svelta,
e Jim amava vivere senza un obiettivo.
Era felice di alzarsi la mattina;
era felice di andare a letto la sera
con il pensiero di un nuovo giorno
da aspettare.
Sapeva che la sua vita era senza scopo,
e non avrebbe potuto essere più contento.
[ Le due poesie qui proposte sono un libero adattamento in versi della scrittura in prosa tratta da La statua di sale, Gore Vidal, Fazi Editore, traduzione di Alessandra Osti, pagine 52 e 120 ]