Pubblicato il 24/04/2008
Il libro è una raccolta di brevi racconti che ha per protagonisti gli uomini dell’Ama: gli spazzini – od operatori ecologici, o netturbini – di Roma. Attraverso questi brevi racconti, quasi delle istantanee, Maffia ci porta ad esplorare un mondo sconosciuto, ed evitato, dai più, quello della “mondezza” che, sebbene molto di attualità in questi mesi, è sempre considerato argomento scabroso. Con gli occhi del poeta però scopriamo questo mondo misterioso, quasi magico, ma sempre fatto da uomini e donne, quindi capaci di sentimenti e animati da ambizioni anche grandi. Se il linguaggio è spesso scanzonato ed inframmezzato dal dialetto della Capitale, il lirismo di questi racconti è assolutamente profondo e scava nei pensieri, proprio come la poesia più pura. Giocando un po’ col titolo dell’opera potremmo dire il poeta è lo spazzino; infatti nei sogni e nelle speranze di questi spazzini vi è tutto quello che troviamo nella poesia propriamente detta, che consideriamo più “pura”. Tuttavia la grandezza di un poeta, quale è Maffia, riesce ad illuminarci anche da angoli non usuali e si trova intatta in questo libro, che può lasciare un po’ esterefatti nelle prime pagine in quanto un po’ anticonvenzionale, ma che poi avvince e commuove parlandoci direttamente al cuore con una voce che, sebbene giunga dagli spazzini e dal loro “ambiente” (immondizia e cassonetti) non è per questo meno pura e nitida. Le vicende che compongono il libro sono a volte amare, tristi o ridanciane, ma compongono un quadro sulla vita di tutti noi notevole. Un libro altresì utile, in tempi in cui con la parola “reality” si spacciano farse costruite a tavolino e che della realtà hanno quasi nulla, con il “Poeta e lo spazzino” ci si riappropria della spettacolarità del quotidiano, non perché sia spettacolarizzata nell’opera, anzi è a volte sussurrata, ma perché perfettamente legata alla verità della vita delle persone; l’occhio del poeta coglie i lati di umanità vera e di puro sentimento – senza cadere nel sentimentalismo – direttamente da dove sgorga: dalle vite reali di persone reali. In questo caso Maffia è come lo “strumento ottico”, evocato da Proust, che ci consente di vedere cose in noi e a noi vicine, senza l’aiuto del quale (lo scrittore per l’appunto) ci sarebbero sempre rimaste invisibili. I racconti spaziano in vari generi, dal noir al rosa al fantastico, ed in appendice vi sono “Sette racconti di Zecchinetta”, ovvero scritti da uno degli spazzini protagonisti, che esulano dal tema centrale del libro ma sono davvero molto belli, e anche qui, partendo dall’osservazione di cose anche semplici ed usuali ci portano a scoperte singolari. Per chiudere, un aforisma di Proust che mi sembra calzante: “ La grandezza dell’arte vera sta nel farci trovare quella realtà da cui viviamo separati e da cui ci allontaniamo sempre di più a misura che la conoscenza convenzionale che le sostituiamo acquista spessore e impenetrabilità – questa realtà è la vita stessa e rischieremmo di morire senza averla conosciuta.”
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