Avevo il foro della bocca sulla sua camiseta.
Altezza diaframma, tra palissandro e cedro.
Entravano respiri appallottolati, come conversi.
La sua bocca veniva giù dal pozzo stratosferico
dove solo poche corde possono ascoltarsi bene.
Tutto il chiaro possibile è lì e scende trasparente.
Avevo la bocca vuota, il morso inesistente.
Scrivevo alle donne con il mio fanciulletto
tra i denti. Di pene e di attese. Si stava tesi
a capirne il duende,
poste le lingue circonflesse come accenti
perchè meglio le gocce fluiscono in gola
meglio sale il ghibli dal petto
e deserta granelli
assecondati da sillabe superstiti.
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