Il mio cane è stato ucciso,
sembra sia morto per amore,
glielo hanno negato l’ignoranza e la stupidità popolare.
È morto scioccamente una mattina
inseguendo una cagna in amore
che non ha potuto soddisfare.
La sua bava, scambiata per rabbia,
lo condannò alla fucilazione come un partigiano
che stava lottando per conquistare la libertà.
È triste soffrire per amore,
doloroso morire per amore,
penoso pensare sempre a quell’amore assassinato.
Ne so qualcosa io che ho gustato le pene dell’amore,
io che ho tanto amato,
che ho anche tanto sofferto per amore.
Eppure ho ricordi belli dei miei amori,
non li ho mai dimenticati,
anche le lacrime ricordo,
tante e sincere,
disperato per amori giovani e vecchi,
disperato per il mio cane
che ha pagato per non aver potuto dare l’amore.
Tra le mani, a volte,
penso di avere un guinzaglio di pelle intrecciata,
il collare gli era rimasto sul collo
e giace con le sue ossa consunte,
rimaste sotto il cemento del convento delle suore.
Ogni tanto avverto il suo lieto abbaiare
quando tornavo da scuola:
per un attimo lascio la cartella
e corro fuori su una strada polverosa,
battuta dal sole,
solo,
con un guinzaglio di pelle intrecciata tra le mani.
Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 16.12.2020 – 9:36)
Nella foto del 1953: il mio cane Lupo in Piazza Duomo a RC