Pubblicato il 08/07/2012 23:12:13
I più fortunati hanno già terminato, per gli altri ancora pochi giorni per un ultimo “matto” ripasso (che serve a poco) e poi anche loro saranno in vacanza. E dopo, cari ragazzi, per chi di voi ha deciso di continuare a studiare, vi aspetta l’università. I giornali e le riviste di attualità, come ogni anno, vi illustreranno con dovizia di particolari tutte le infinite possibilità che offrono le migliori università italiane e straniere dando risalto ai docenti che vi insegnano e alle possibilità di luminose carriere professionali che possono offrire a chi riesce a laurearsi. I guru dell’informazione vi spiegheranno quali sono i corsi di laurea che offrono le migliori opportunità di trovare un lavoro con una rapida possibilità di carriera e via così.
Due pensieri vorrei trasmettervi in proposito, ma prima una premessa. Mi sono diplomato nel 1985 (maturità scientifica) e la scelta del corso di laurea è stata per me molto faticosa e per molti mesi la mia testa era come avvolta in una nebbia fitta che non lasciava passare neanche un raggio di sole. Alla fine ho scelto ed oggi a 46 anni (tra pochi giorni) e a 21 anni dalla Laurea, posso dirvi che, se potessi tornare indietro, non rifarei la scelta fatta.
Per questo vorrei lasciarvi questi due pensieri: il primo. La scelta di cosa studiare all’università è la vostra prima scelta veramente da adulti. Essa implica la decisione di dedicare almeno 4/5/6 anni di studio intenso ad un settore del sapere che vi attira, che vi stimola e che desiderate approfondire e conoscere meglio. Questo stesso settore un domani non tanto lontano, molto probabilmente, vi vedrà impegnati come giovani lavoratori e a quel punto i giochi sono fatti. Il lavoro è l’attività umana attraverso la quale il vostro essere uomini e donne si affermerà e si svilupperà. Svolgere un’attività che non vi corrisponde può essere una condanna peggiore di quella che può capitare ad un delinquente che riceve una giusta condanna dal Tribunale per i reati commessi. Non iscrivetevi a Medicina solo perché vostro padre è medico e vi invita a seguire le sue orme, non iscrivetevi a Giurisprudenza solo perché vostro padre è avvocato ed è titolare di un studio legale, non scegliete Economia e Commercio solo perché vostra madre è commercialista ed ha uno studio avviato... La scelta dell’università è una scelta vocazionale. Se desiderate veramente lavorare per curare le persone ammalate, allora iscrivetevi a Medicina, altrimenti lasciate perdere. Magari grazie alle conoscenze della vostra famiglia riuscireste anche a superare il test d’ingresso con facilità, ma non supererete mai, neanche tra venti o trenta anni, il test della vostra felicità interiore per uno studio che vi è stato imposto. Seguite la scelta che vi detta il cuore. Se i vostri insegnanti sono stati dei veri maestri, gli anni delle scuole superiori dovrebbero essere serviti a svelarvi le vostre attitudini e i vostri reali interessi. Seguiteli, dategli fiducia, datevi fiducia. Quando si forza la realtà, si compiono solo dei danni. E questo vale in tutti campi, sia quando si parla della Natura, sia quando in gioco ci sono le scelte personali. Abbiate il coraggio di volervi bene e di sostenere la vostra scelta e vedrete che i vostri genitori, che vi vogliono bene, vi sosterranno. Solo dopo aver scelto la facoltà, si potrà pensare quale università frequentare considerando tutti i fattori personali in gioco.
Secondo: i prossimi anni saranno anni unici e irripetibili per ciascuno di voi. Approfittatene anche per approfondire al massimo lo studio dell’Inglese, ormai lingua universale al posto dell’esperanto, oltre ad un’altra lingua straniera, se riuscite. Il vostro futuro sarà molto probabilmente un futuro più internazionale di quello che hanno avuto i vostri genitori e l’Inglese è la lingua parlata in tutto il mondo. Sfruttate le possibilità offerte dalle università per viaggiare e sostenere esami in università straniere. Insomma l’invito è studiate e conoscete il mondo che vi circonda. Voi sarete la futura classe dirigente di un Paese che ora è malato, soffre non tanto di una crisi economica, ma di una crisi di identità, una crisi di valori. Per curarlo servono giovani che siano contenti del lavoro che svolgono, ciascuno nel proprio settore, ben motivati e volenterosi. Ma per essere ben motivati e volenterosi nel proprio lavoro, occorre amarlo. Oggi pochi amano il lavoro che svolgono ed anche questa è, a mio giudizio, una delle cause della crisi che stiamo vivendo. Ma non voglio divagare oltre…
Vi saluto con un suggerimento. Se non l’avete già visto, cercate il film di Peter Weir, L’attimo fuggente. Questo film fu campione d’incassi nella stagione 1989/1990 e vinse il premio Oscar per la sceneggiatura di Tom Schulman. Guardatelo e meditate.
Auguri ragazzi!
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