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lettera a mia madre da tre angoli del tempo

di Domenico Pelini
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Pubblicato il 05/07/2020 13:33:22

lettera a mia madre da tre angoli del tempo

 

 

 

c’è un cornicione che cinge la piazza del paese, offrendosi ai ghiacci della Maiella.  Un bambino di quattro anni sta sopra  il filo di seta  di un sogno teso sul ciglio del burrone. Mezzo paese trattiene  il fiato perché quell’angioletto non spicchi  il volo. Carponi il babbo con la sua divisa pesante lentamente come lenta può solo essere la paura, strisciando su quel limine di pietra si avvicina a prendere il figlio che la sorte gli ha  affidato. C’è una cella, che di notte è buia assai: verso sera si apre alle tue mani che mi porgono del cibo. Sei stata gentile, allora, ma non tenesti aperta la guardiola.  Quella penombra la ricordo ancora, ma il buio della notte, la prima cella del vuoto, quello è precipitato nel fondo come la tua obbedienza .

 

 

                                                            °°°

 

 

c’è un ragazzo con riccioli bellissimi e un sorriso che rende gli angeli contenti. Tu  lo pensi al mare con i suoi  amici . Ha preso, un treno in un bel mattino d’estate; un viaggio che lui si gode divorando i campi, le città e i monti. C’è una grande stazione che si apre al suo cuore, l’aria che gli solletica le gambe che escono lisce dalle sue corte braghe. C’è un uomo gentile che lo prende per mano., mentre tranquilla lo pensi al mare. Quell’uomo è sceso dal cielo, gli offre  una bibita fresca nella sua casa, e, cambiato di veste, gli fa attraversare in silenzio Parigi in un crepuscolo d’oro, Ci sono i quadri mangiati dal vivo, c’è una dolce puttana che scuote le chiavi, c’è la protezione di Dio mentre tu ignara pulisci la casa alleggerita di un figlio.

 

 

                                                            ***

 

c’è una testa calva d’adulto, liscia come di notte in estate il mare. Tu, lo pensi appena malato, mentre lui scompare, e diviene chimera, sempre due in uno. Non lo vedi per un anno , forse lo pensi al mare. Quando lo vedi, non sai cosa dire   

gli offri del pesce  che non può mangiare, sotto un chiosco di femmine antiche.

 

                                                           °°°

ho preso dal tempo tre angoli robusti, per stringerti ora la mano, per fare  pace col cornicione di pietra, per avere il coraggio di guardarti in viso come quei quadri, e sommessamente, a capo chino, chiamarti mamma, con un lieve sorriso.

 


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