Questa geografia è un campo
interiore
in cui si apre il fiore.
Il canto di un umano, muove la vela,
la pagina aperta, nell'ignoto agita, onde.
Un temporale sorprende
l'estate, al largo
del mare della tranquillità, perduta
la rotta nella bufera, l'albero cade,
le sarte sparse.
Più tardi,
Le arie, i temi, le canzoni, quando sono alte
restano vive, anche più tardi del tramonto
del loro tempo, le porta con sè la metrica
custodita nei dischi a trentatre giri,
il lampo di tracce selvatiche,
inciso, ancora caldo di strada,
sulla pelle dei giovani
giorni. Più tardi,
lucidi come il metallo
cromato
salgono e aperti a corolla,
sullo sfondo il paesaggio lunare,
cui fa eco, in un crocicchio,
il patto col diavolo, del cantante
il ghigno, vago del fulmine,
ubriaco di gatti neri, lune storte, neri vinili,
accanto alla puntina del giradischi.
Sono, inedito pirata, i Television
ritti sul ponte al timone, in alto mare,
amari come le erbe, da soli reggono il libro del rock'n'roll
tra le onde cianotiche, ancora più alte.
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