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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Il coperchio del mare

Narrativa

Banana Yoshimoto
Feltrinelli Editore

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 18/04/2008

La protagonista della vicenda, Mari, dopo l’università decide di lasciare la grande città, per vivere nella città della costa dove è nata, ed aprire un chiosco di granite, che sono la sua grande passione. Questa località, un tempo meta assai vivace per numerosi turisti è ora in declino tanto che anche i pesci nel mare sono diminuiti (divagazione: chissà perché i pesci sono diminuiti? Se ci sono meno turisti, meno inquinamento, meno disturbo, i pesci dovrebbero vivere meglio e proliferare di più). Per le vacanze estive giunge da Mari Hajime, una ragazza che il declino lo ha nel passato: il suo corpo è deturpato da numerose cicatrici, le è appena morta la amata nonna e la sua famiglia si è disgregata per motivi legati all’eredità. Le due ragazze saranno ben presto inseparabili amiche e sapranno trovare la loro strada per uscire da questi due aspetti del declino che le unisce, scopriranno che il modo migliore di far luce all’interno di se è avere qualcuno con cui comunicare e condividere le cose belle, soprattutto, in questo caso, le lunghe nuotate. Al termine della vacanza Mari si sentirà rafforzata nella sua decisione di amare la sua città nonostante il declino e Hajime trarrà dall’affetto di Mari e dalla capacità di quest’ultima di aver visto dentro di lei, senza farsi fuorviare dalle numerose cicatrici, la forza per credere in sé stessa ed esprimere le sue capacità intraprendendo una attività artigianale. Un tema caro all’autrice, quello della solitudine nel disagio interiore, da cui si esce confrontandosi con un altro e capendo che non si è i soli a soffrire e che spesso una persona cara aiuta a trarre dalla sofferenza la forza per dare una svolta alla vita.
Un altro libro nello stile a cui la Yoshimoto ci ha abituati, dal sapore amarognolo, ma in realtà amaro di maniera, non c’è nulla di veramente triste o tragico, solo delle descrizioni malinconiche.
A mio avviso se fosse stato un racconto breve ci avrebbe guadagnato, stiracchiare la vicenda per 113 pagine sbiadisce i lati positivi della storia annacquandoli con inutili giri di parole, discorsi vacui e questioni veramente risibili, come, per esempio, le ragazze che nuotano e si domandano come è possibile il fatto che loro vedono i pesci e i pesci vedono loro…. Lo spunto poteva anche essere carino ma trovo che in generale il libro sia piuttosto scialbo, e in alcuni passaggi banale, si legge quindi assai facilmente in una mezz’oretta e, temo, lo si dimentica in fretta.

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