Titolo azzeccato per questo libro di oltre mille pagine, edito nel 2007.
Ben scritto e a dispetto della mole, con una prosa scorrevolissima, anche se le pagine dell'esilio sono veramente troppe.
É comprensibile che il biografo s'innamori del personaggio col quale ha convissuto a lungo ma l'autrice si è spinta oltre.
Altrimenti come spiegare il parallelismo fra Céline e Dante solo perché quest'ultimo è morto in esilio mentre il nostro...
Emerge un personaggio dal carattere impossibile, con una altissima concezione di se ma incapace di rapportarsi con il prossimo; animali e Lucette esclusi.
Per quanto riguarda invece il rapporto politico l'autrice è di un anticomunismo così d'antan da superare Céline che li nomina ben poco.
Mentre invece sono ignorati gli ebrei e i ricchi che sono il vero bersaglio dello scrittore; “Bagatelle per un massacro” docet.
Per la Alberghini esiste solo questa intellighenzia di sinistra, che segue un metodo di calunnia collaudato dai giacobini e che muove tutta la cultura mondiale.
Non mancano però alcuni svarioni come definire Wagner il maestro di Hitler, ignorando che l'opera preferita dal dittatore era quella comica: “I maestri cantori di Norimberga”.
La biografa non si chiede come mai l'ostracismo contro Celine, dimenticando la sua condanna per collaborazionismo, non gli impedì, al ritorno dall'esilio e dopo l'amnistia, di pubblicare sino alla fine con un grande editore.
E specialmente quanto peso invece abbia avuto il suo insopportabile carattere.
Forse nella biografia sarebbe stato bene analizzare di più il lato tecnico/letterario, del suo genio nel trasporre dal parlato allo scritto. “É la forma che fa l'arte e non il contenuto”.
Appartiene poi all'esagerata compiacenza del biografo definire inesistente l'attaccamento al denaro di Céline, che invece traspare dai suoi atteggiamenti.
Gatto randagio è comunque un testo consigliabile per chi voglia conoscere meglio un grande della letteratura del novecento.
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