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Il respiro della Terra

di Arcangelo Galante
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Pubblicato il 28/08/2024 06:30:03

Nella piccola cittadina di Valle Verde, incastonata tra montagne che un tempo erano coperte di neve, viveva un uomo di nome Alberto. Aveva sempre amato la natura e si era trasferito lì per godere della bellezza incontaminata delle foreste e dei fiumi che attraversavano la vallata. Da giovane, aveva visto gli inverni arrivare presto, con la neve che copriva ogni cosa in uno spesso manto bianco. Le estati erano miti e le piogge regolari mantenevano la terra fertile e rigogliosa.
Con il passare degli anni, però, Alberto aveva notato dei cambiamenti. Gli inverni si erano fatti sempre più brevi e meno intensi, e le stagioni intermedie più calde e secche. Le foreste che circondavano la valle avevano cominciato a perdere la loro verde lucentezza e i fiumi, un tempo pieni e vivaci, si erano ridotti a rivoli d’acqua, troppo deboli per sostenere la vita che avevano sempre ospitato. Gli animali, un tempo numerosi, si erano fatti più rari, spostandosi verso terre maggiormente fredde e ricche.
Alberto ricordava le storie che suo nonno gli raccontava da bambino, di una terra rigogliosa, dove l’uomo e la natura vivevano in equilibrio. Ora, quelle storie sembravano solo leggende, racconti di un tempo perduto per sempre.
Un giorno d’estate, quando il caldo era insopportabile e l’aria sembrava ferma, Alberto decise di fare una passeggiata nei boschi. Il silenzio lo avvolse subito, rotto solo dal fruscio delle foglie secche sotto i suoi piedi. Giunse in una radura che un tempo era un lago. Ora era una distesa di terra screpolata, con solo poche pozze d’acqua stagnante che riflettevano il cielo grigio. Si sedette su un masso e chiuse gli occhi, cercando di immaginare il lago com’era una volta, con l’acqua limpida e fredda che rinfrescava l’aria.
Mentre si perdeva nei suoi pensieri, udì un suono strano, come un respiro profondo. Aprì gli occhi, guardandosi intorno confuso. Il suono sembrava venire dalla terra stessa, un sussurro appena udibile, ma costante. Si chinò verso il suolo, mettendo l’orecchio vicino alla terra secca. Il suono si fece più chiaro: era un lamento, un grido soffocato di dolore.
Alberto si alzò di scatto, il cuore che batteva forte nel petto. Non aveva mai sentito nulla del genere. Tornò in città di corsa, con la mente piena di domande e paure. Raccontò agli altri ciò che aveva udito, ma nessuno gli credette. La gente era troppo occupata a sopravvivere in un mondo che sembrava sfuggirgli di mano. Alcuni lo derisero, altri scrollarono le spalle, troppo stanchi per preoccuparsi di ciò che non capivano.
I giorni passarono, e l’estate divenne ancora più torrida. Le colture cominciarono a fallire, e l’acqua divenne scarsa. Gli abitanti di Valle Verde cominciarono a parlare di lasciare la città, di cercare fortuna altrove. Ma Alberto non poteva andarsene. Sentiva che doveva fare qualcosa, anche se non sapeva cosa.
Una notte, quando il caldo era talmente opprimente da rendere impossibile il sonno, Alberto si alzò e uscì di casa. Camminò fino alla radura dove aveva udito quel respiro, quella voce della terra. Si sedette di nuovo sul masso e chiuse gli occhi. “Che cosa posso fare?” sussurrò. “Come posso aiutarti?”
Il vento si alzò, leggero ma presente, e con esso arrivò un altro respiro, più forte questa volta. Alberto sentì una sensazione di calore sotto i piedi, come se la terra stesse cercando di comunicare con lui. Poi, nella sua mente, emerse un pensiero chiaro: Prenditi cura di me, come io mi sono presa cura di te. Ascolta il mio dolore e fai in modo che gli altri lo sentano.
Alberto passò il resto della notte lì, riflettendo su quelle parole. Al sorgere del sole, aveva deciso. Avrebbe dedicato il resto della sua vita a cercare di salvare quella terra che tanto amava, a sensibilizzare gli altri sul cambiamento climatico e sulle sue devastanti conseguenze. Sapeva che sarebbe stata una battaglia difficile, forse persino persa in partenza, ma non poteva più ignorare il grido della Terra.
E così fece. Con il tempo, altri si unirono a lui, riconoscendo finalmente i segni del cambiamento e la verità delle sue parole. Valle Verde divenne un simbolo di resistenza, un luogo dove la gente aveva deciso di lottare per il futuro, per la Terra e per le generazioni che sarebbero venute dopo. Ma Alberto sapeva che il tempo era prezioso, e che ogni giorno che passava senza agire rendeva quella lotta ancora più ardua.
Il respiro della Terra continuava, a volte appena udibile, a volte un urlo disperato. Ma finché ci fosse stato qualcuno disposto ad ascoltarlo, finché ci fosse stato qualcuno pronto a lottare, c’era ancora speranza.

 

 

N.d.A.: Nomi e fatti sono frutto di fantasia, ogni riferimento, è puramente casuale. 


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