Pubblicato il 01/03/2010 13:50:09
Ho al collo ancora il segno della catena, come il cane grasso della favola. Non avevo un cortile per scorrazzare ma un piccolo spazio davanti alla cuccia, con uno stendipanni che limitava i miei movimenti, già ridotti dalla catena. Ma potevo contare su pasti sempre caldi. Arrivava vento di mare che portava anche profumo di fiori soprattutto quando si avvicinava la primavera, che in genere asciugava tutto. Fino a quel brutto giorno del terremoto in cui tutto saltò e davanti al prato sconfinato e battuto dal vento, dovetti camminare, anzi correre per recuperare posizioni. Seguitai a correre per giorni e giorni. Riconobbi il vento di mare, lo stesso che arrivava in primavera. Mi suggeriva di seguirlo. Lo seguii, senza sapere dove mi portasse... Non so quanto tempo sia passato da allora e come infine sia stato possibile ritrovarsi nello stesso angusto cortile da cui ero fuggito.
Ora è mattina, non porto la catena e, a dire il vero, non ho neanche certezza del cibo. So di aver imparato un nuovo stile di corsa, ignoto a noi cani, più consono ai disinibiti cavalli. Improvvisamente ho preso una decisione: innanzitutto spazzerò il cortile da cima a fondo, ricaverò lo spazio per lo stendipanni, poi troverò l’angolazione esatta per prendere il vento dalla parte giusta e infine i panni sporchi li laverò in casa!
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