E c’era un albero
e tra i rami un nido
ed in quel nido
talvolta un tal frastuono
che io scordavo del pensier l'affanno.
E c'era un bel giardino intorno,
oltre la soglia del vento tra le tende,
il glicine i ranuncoli al cancello
e il gelsomino e il suono d'una voce
che giungeva anche se di rado
a redimere da parole scivolate,
discordi da un sentire assai gentile.
E c'era una mano sulla sfera,
la lampada famosa d'Aladino,
artefice d'uno spirito che era afflato
ed era gioia ed era vita e spinta
nel proseguir il cammino periglioso
ed irto verso l'agognata meta.
Non corpo non ombra ma presenza,
nel nulla il tutto ed un connubio di mutua appartenenza…
E c'era un nome, una favola moderna,
che m'accompagna ora nei prati dell'infanzia
tra viole e margherite ed aquiloni
che sfidano gli angeli ed i gabbiani.
Un nome che era solo mio
e non toccava l'altrui terra
né solcava mari e cieli.
Era il tuo nome… che era anche il mio.
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