che eroica la crepuscolare anima
mia trovi il suo canto
e non si franga simile a risacca
contro gli scogli del giorno.
Vorrei una voce.
Ma invece celo sotto i panni
dell’uomo sconfitto
le vestigia del dio
che tutto vuole,
nulla stringe,
odierno Superman
che si nasconde da
Clark Kent.
Ma ho udito il dio
gridare forte in Gae Aulenti
e il poeta scrivere su carta
‘No, gente, Pan non è morto’
a conferma.
L’ho visto scalare a forza i verticali
boschi a caccia di modelle,
ninfe di passerella
che il mondo vagano
e non fanno il nido che per
pochi giorni.
Il sole del mattino mi scaldava
un poco
ma il Dio mi bruciava il petto.
Volevo una voce ma non gridai
per tema del giudizio.
Vidi Apollo sorridente in alto
nelle torri del potere e Atena
manager di Milano capitale
scendere di tanto in tanto in Sempione
con Diana per cacciare.
Ma ancora non ero in grado di parlare.
Scorreva veloce Hermes sul filo
L’uomo un all’altro connettendo
Ma mai qualcuno a se stesso
Che ciascun di più l’ombra sua teme
Che tutte quelle dell’intero Ade.
Venere di notte la sua malia stendeva
fuoco nelle vene e di ogni ragazza
pelle di seta sete viva mi accendeva,
una fiamma antica senza forma
che del divino ha la sostanza.
Per mesi mi aggirai ebbro di vita
alla ricerca del tutto.
Chiesi
alle stelle urlando
chi ero
ma nemmeno si ritrassero per sdegno
e solo il silenzio era eco al mio
chiamare.
S’accendea Piazza Castello di luci
come un focolare,
Zeus lanciava fulmini tra nubi plumbee
dal Duomo
verso Galleria Vittorio Emanuele.
Poi una notte che il piacere dolore
diveniva troppo forte
una penna e un foglio di carta
vennero in soccorso e non io,
gli dei cominciarono a parlare.
‘Guarda l’uva che feconda nasce
in autunno quando tutto muore
e benedice i campi con dei chicchi
bruni il lor turgore. Donne la raccolgono
e insieme a bimbi e canti
schiaccian via il succo prodigioso
che nettare a me sacro acre botti
empira’ nelle cantine odorose.
Migliorera’ invecchiando,
insegnamento e monito a ogni uomo.
E cosi‘ tu,
armato di divin strumento
che entusiasmo dite,
spirito insonne, guerriero d’arte,
a te simili invia il tuo canto
dalla tua stanza in Casoretto.
Al timone di una barcaccia
che sembra senza fondamento
come l’Itacense assetato di esperienze,
fa che sentano.
Studenti, impiegati,
donne di strada o imprenditrici,
letterati e poeti,
vagabondi e drograti
non importa, dovranno sentire.
Non gli opinionisti: a loro
follia ha mangiato il cuore.
A me dedica ogni strofa
ma l’ispirazione oscena
ricerca sempre dalla Musa.
Lascia che ti accenda.
Primavera d’inverno,
Dell’alba tramonto,
Homo novus
Innalza il tuo canto!
Che dei e uomini sentano.
Non importa come sia,
ma simile a giovane rapace lanciati
nel vuoto e
cadendo vincerai il cielo.
Fa della tua vita
la tua più grande opera:
Eroica sia,
niente di meno.’
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