UN’ALTRA BANDIERA
-Vicè, ce lo vuoi dire a tua madre che hai nella testa?
- Maman, non son cose per voi! -davanti alla specchiera della sala Vincenzo è pensieroso. Si sta arricciando i baffi e, senza voltarsi, risponde alla madre sopraggiunta alle spalle.
-Posso sapere a cosa va incontro mio figlio che si è messo al servizio di quegli avventurieri? – la voce della madre ha assunto una tonalità decisa.
- Non sono avventurieri, maman – risponde Vincenzo che si è girato- con loro finalmente potremo alzare un’altra bandiera.
- Miiii...un’altra bandiera! Non ci serve un’altra bandiera: i cambiamenti portano guai...
-C’è bisogno di cambiare e siamo in ritardo. Guardate gli stati europei più evoluti: si sono unificati. Dobbiamo farlo anche noi. Il Regno delle Due Sicilie non è l’Italia e i Borboni sono l’Ancien Régime.
-Noi siamo i devoti servitori di re Ferdinando e tu sbagli a farti plagiare da tuo zio che è passato dalla parte dei Savoia. Dovresti sapere che già, allura, ci costò l’esilio.
-Non fu esilio. Andò di sua spontanea volontà in Turchia e fu una fortuna per lui perché, combattendo a fianco degli Ottomani, apprese tanto. Tante cose di cui non vi posso parlare.
- Eh, certo! Certo, non me ne puoi parlare! Si faceva chiamare con un nome turco e abbracciò la religione islamica.
-Calunnie, malignità! Non diventò musulmano! – Vincenzo è indignato.
-Ti ricordi almeno che fine fice il ’48 di cui si sono riempiti la bocca tutti o la Rivoluzione a Napoli?
-Maman, è passato del tempo! E poi, non siete stata voi che mi avete voluto mettere lo stesso nome di Cuoco?
Un lampo scanzonato trapassa lo sguardo di Vincenzo che si rivolge alla madre accomodata nella savonarola. Le pieghe della gonna conferiscono un volume enorme alla sua figura.
- Chi fai? Mi prendi per scimunita? Non mi ispirai a Cuoco: sai benissimo a chi apparteneva e appartiene oggi il nome che porti!
-D’accordo, maman, non vi inquietate. Vedrete che sapremo tenere alto il nome degli Orsini.
-Tuo zio è un folle. Uscì dalla Scuola Militare della Nunziatella come alfiere e si mise rintra a tiesta di far carriera. Ma invece di passare di grado nell’esercito borbonico, volle mischiarsi a chiddi . Esaltati sono. E adesso arriva cu Garibaldi. E tu? Tu chi fai?
- Mi unisco agli altri picciotti. Siamo in tanti sapete? Se a Garibaldi non l’aiutiamo noi, Palermo non insorge.
- Perciò... ora, ora parti... - la voce della madre è afona.
Le pareti della sala incombono tristi.
-Sì, parto. Ma tornerò. Tornerò, maman, ve lo prometto!
-Dipendesse da te, Vincenzo, dipendesse da me…
Il figlio stringe l'impugnatura di una pistola da duello, appartenuta al nonno, e la infila nella cintola.
La madre affonda il viso in un piccolo mouchoir bianco .
Vincenzo le si avvicina e accosta le labbra alla pelle diafana della sua fronte.
-A presto, maman. A presto.
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