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Imaginifico Sublime

di alessandro venuto
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Pubblicato il 24/02/2020 23:33:13

Vieni con me.
Questa notte ti porto
Pel paese mio che
come gatto acciottolato siede
a’ piedi di collina
di torti ulivi abbellita
e si speca narciso
nel Tigullio mar,
santuario de cetacei.
Silenti son le vie del centro
Dai medievali ciottoli
Di risonante pietra,
via Roma di case stretta che
come un rivo procede diritta
e a un tratto s’assurge
di Santo Stefano alla gloria perpetua.
Non suonerà per noi stanotte la campana,
ma aspetta;
alta è ancora la luna con le sideree stelle.
Corri con me tra i portici antichi
color de Fieschi,
asconditi e svelati come Siringa
con Pan gagliardo e aitante
che più desiderosa d’esser trovata
che non di fuggire
a un tratto in flauto si è tramutata
per esser presa e musica divenire.
Già dagli operosi forni s’espande
fragranza di focaccia e marinare forme
che innumerevoli Vulcano
nel cuore della notte
bianchi di farina al loro pane danno.
A casa i bimbi loro dormono e le mogli;
scambieranno al far del giorno posto nei giacigli
ma ancora nostra è questa notte,
prendi la mia mano e andiam là
verso dove il mare scuro
imbibisce l’orizzonte.
Si apre tra le case piazza del Comune
Da malnata gente comandato:
Ma quanto è bello nel sublime
Imaginifico silenzio
Di un notturno cielo stellato?
Separa ferrovia la terra e il mare
Ma bastan poche scale
Ed ecco stagliarsi scura sul litorale
La statua imponente dell’ammiraglio
In tutto il mondo noto pel suo navigare.
Sublime imaginifico è dell’uomo il suo sognare
Ardito e l’incondizionato osare
Chè alcun limite conosce
Se non ciò che riesce a immaginare.
E così noi,
creatura figlia del tempo
che con me hai scelto sulla notte di trionfare.
Rugge il mare su la scogliera
E sbuffa,
Sciaborda tra le pietre
scintille bianche di sale grevi innalza
ancora e ancora nel suo eterno
tentennare.
Asciuga la sabbia umida l’onda lasciva
Che nuova torna dopo l’antica
A bagnare i piedi di te
Che quasi nuda corri ed eccitata ridi
Nella notte immensa che intorno a noi
S’adima.
Lascia che su di noi si chiuda
E al mondo nasconda
I nostri d’amor sospiri
E le carezze immense
E i baci profondi e pieni
Dell’imaginifico sublime
Di un amore senza psiche.
Non a caso tu hai nome Alike,
o creatura del mare oceano
e non ricordo più se in esso ti sei tuffata
per divertirti ancora
o dall’onda sei emersa come Venere signora
e mi abbagli
col tuo primo sorriso,
e mi confondi ogn’ora
chè tanta bellezza non è data
per occhio mortale esser compresa.
Nereide Alike di spuma adorna
dall’occhio scuro che di mandorla ha la forma
stringimi forte perché paura più non abbia
del tempo che fugge
e dell’alba che presto farà impallidire
le ore tarde del nostro vivere sublime.
Ma tu già non più ascolti parole che io non posso dire
e adagi sulla rena il giovane corpo ambrato
in attesa della danza che entrambi da tempo
abbiamo atteso.
Da qualche parte sulla passeggiata un gabbiano stride
Mentre si accende in me la torcia da portare
In te, tempio di Ebe;
e le labbra schiudi sul dolce volto
e la schiena inarchi
in questo tutto nostro divenire;
qui ci darem la mano,
Alike,
che la vita adesso è solo un sogno
da non sprecare.
Questa notte io e te siamo
imaginifico sublime.



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