Pubblicato il 29/07/2010 17:34:29
Noi non sappiamo quale sortiremo domani, oscuro o lieto; forse il nostro cammino a non tòcche radure ci addurrà dove mormori eterna l’acqua di giovinezza; o sarà forse un discendere fino al vallo estremo, nel buio, perso il ricordo del mattino. Ancora terre straniere forse ci accoglieranno; smarriremo la memoria del sole, dalla mente ci cadrà il tintinnare delle rime. Oh la favola onde s’esprime la nostra vita, repente si cangerà nella cupa storia che non si racconta! Pur di una cosa ci affidi, padre, e questa è: che un poco del tuo dono sia passato per sempre nelle sillabe che rechiamo con noi, api ronzanti. Lontani andremo e serberemo un’eco della tua voce, come si ricorda del sole l’erba grigia nelle corti scurite, tra le case. E un giorno queste parole senza rumore che teco educammo nutrite di stanchezze e di silenzi, parranno a un fraterno cuore sapide di sale greco.
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