O strada della mia giovinezza
Ove il mio corpo fanciullo corse
Di tra gli ulivi ritorti,
Alta via che sinuosa, simile a fiume,
Tra muretti in pietra raccolta
t’adimi per il colle sontuosamente
D’alberi adorno
ecco il tuo canto;
Ricordo ancora il suono dei passi
Che al canto delle cicale festose si mesce,
Il sole caldo sulla pelle che sa di sale
E nell’aria il profumo di carne alla brace;
Qualcuno, sulle piane, festeggia l’estate
Che arriva mentre viene incontro la sera.
E la’, in perpetuo moto sullo sfondo immoto,
Giganteggia il mare turchese di luce acceso e incontra la’,
oltre il luogo ove lo sguardo puo’ vedere,
Il cielo immenso che in esso si specchia fedele.
Ancora corro e respiro e son vivo
E si fa appresso una cappella di pietra
Al limitare del bosco di ulivi,
Tempo di una breve preghiera a Ebe,
Dea di giovinezza,
A Nettuno, del mare profondo e gagliardo
E a Dioniso che porti con se,
Insieme alla notte,
Le labbra di una viaggiatrice straniera.
Quanto è profondo il cielo,
Visto da qui. Sono tutto spazio.
Il cuore già pulsa nei muscoli tesi,
La testa leggera intona un canto
Sul far della sera.
Inviato da Libero Mail per iOS
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore alessandro venuto, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.