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Gli indignados del calcio

Argomento: Cultura

di Marco Tealdo
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Pubblicato il 20/05/2012 17:20:41

GLI INDIGNADOS … del calcio

Il filo che collega il calcio all’Italia si fa sempre più spesso ed intricato.
Così il campionato 2011/2012 si è aperto sotto il segno della vergogna e si è chiuso in modo patetico e irrispettoso passando per, l’ormai istituzionalizzato, scandalo che minaccia terremoti e si conclude in un nulla di fatto. Siamo alle solite, sembrerebbe. Ma l’anno che si è appena concluso ha una venatura di mancanza di rispetto maggiore rispetto al solito!
Sarà per la crisi, sarà per le aziende che abbassano le saracinesche, sarà per i tanti avvisi (rigorosamente scritti a mano) lasciati da commercianti ed esercenti sul ferro delle loro tapparelle serrate per sempre, sarà perché i miei vicini di casa non hanno più un lavoro e continuano ad avere mogli e figli a carico ma in questo momento storico leggere di sciopero di calciatori (vedi prima giornata di campionato) e osservare il pietismo attorno alle lacrime di Gattuso, Nesta, Zambrotta e dei tifosi che piangono la “salma” di Del Piero mi suscita irrefrenabili conati di vomito e mi fa bollire il sangue perché quelle lacrime sputano in faccia alla dignità delle persone comuni (come se loro non lo fossero!).
Le immagini di calciatori che non scendono in campo perché rivendicano diritti e l’insensato pietismo dell’ultima giornata di campionato, irridono in maniera vergognosa alla nostra dignità di esseri umani e affermano l’idea che il mondo del calcio, galleggiante e fittizio, ci usa, ci umilia, ci seduce e ci abbandona di continuo. Questo mondo ha bisogno dei nostri soldi, del nostro entusiasmo, del nostro trasporto culturale ma poi … non ricambia il nostro affetto e ci dimentica fino alla prossima domenica in cui ci chiede sostegno e passione.
Tutto ciò mi ricorda il funzionamento di certe società basate sul latifondo: i padroni esigevano, incensavano, spronavano, chiedevano prestazioni e poi non si curavano delle condizioni di vita dei lavoranti. Loro stavano nelle ville protette e sicure e chi coltivava la loro terra moriva di tubercolosi, di fame, di stenti, di vaiolo nei loro tuguri piccoli e fatiscenti affollati di bambini destinati alla stessa vita infame.
Noi siamo i loro schiavi, così come allora. Noi che ci lasciamo vivere da questo mondo senza un minimo di senso critico.
Ci scandalizziamo per gli stipendi senza senso di parlamentari e senatori, ci infuriamo – giustamente - con i rampolli dei leader politici che guadagnano senza fare nulla, sottoscriviamo petizioni per ridurre stipendi e rimpiangiamo i periodi in cui potevamo lanciare monetine in faccia a chi consideravamo traditore della nostra fiducia e poi … che cosa facciamo? Ci prostriamo di fronte ad un mondo che ci spinge nel baratro e che, vedendo soffrire coloro che sono la fonte della sua fortuna, non fa nulla per tendere una mano in suo soccorso.
“Tanto “chissenefrega” se non lavori e non puoi fare studiare il figlio all’università e non potrai mai comprarti una casa; intanto consolati con l’entusiasmo della domenica e riempimi il conto corrente di soldi. Poi a 38 anni io non gioco più per la squadra per cui tu fai il tifo e vado ad arrotondare la mia pensione in Qatar, o il California … adesso ci penso. Poi torno e faccio l’allenatore, tanto le strade per me, (e non per te) sono tutte aperte e, se proprio non trovo nulla, farò l’opinionista come fai tu. Solo che tu, povero disoccupato lo fai al bar del centro e paghi la consumazione mentre a me continuano a fornire discreti stipendi”.
Ci fosse mai stato un segnale di solidarietà organizzata in sostegno della crisi, no! Nulla di tutto ciò. Però poi i calciatori vanno a raccontare la loro esperienza nelle carceri, fanno solidarietà, aprono associazioni umanitarie, fondazioni. Ma la cosa più incredibile è che noi ci crediamo e ci schieriamo in loro difesa. Addirittura piangiamo per loro. Oppure leggiamo le loro “bravate” su giornali e rotocalchi e ridiamo non pensando che quella gente, irresponsabile e viziata, potrà condizionare l’operato e la personalità dei nostri figli, dei nostri giovani. E non pretendiamo neppure che ci chiedano scusa … anzi piangiamo per loro!
Per carità: nessun giudizio alle emozioni di giovani uomini cresciuti alla “Truman show”. In fondo anche loro sono vittime del sistema ma loro, quando si sveglieranno, se mai lo faranno, avranno le tasche così piene di soldi che non saranno stimolati a nessun cambiamento.
Noi, invece, quando ci sveglieremo, sarà troppo tardi: perché ci troveremo vilipesi ed offesi da ragazzini irrispettosi a cui paghiamo lo stipendio e per cui investiamo il nostro tempo. Soprattutto ci troveremo senza speranza per un futuro, senza soldi, senza lavoro, senza nulla.
La soluzione? C’è: entrare in quel mondo non per accodarsi alla scia dei “senza cervello” col fazzoletto alla mano, ma per cambiarlo, per modificarlo dal di dentro, per usarne le immense risorse. Ma in favore di un mondo che appartiene a tutti: disabili, poveri, donne, uomini, bambini.
Di un mondo che non ostenta la disuguaglianza ma consente a tutti di godere della bellezza di un gioco che, nonostante il sistema perverso, continua a rimanere meraviglioso.
E’ un atto di civiltà questa presa di coscienza. Pensiamo ed agiamo subito. Prima che sia troppo tardi.

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