Pubblicato il 20/07/2010 16:22:17
Liberazione
Ora da un tempo intatto ed indiviso sorridono i tuoi occhi sbriciolati a un vento fresco e docilmente arreso a quiete nubi e lunghe all’orizzonte, e a più sommessa e più deserta luce, verde di corse agli argini festivi si accende il natio Po, riconquistato. Ma al chiaroscuro che blandisce e sfianca, sull’onda già straniera cui ti affido a me discenda un lungo tempo ottuso, il tempo solitario di giacere come una pietra qualunque del fiume, e un sonno opaco, denso, minerale, senza dolore, e senza più memoria. E al fondo di un torpore non umano, cieco di giorni, di opere e stagioni, posare ignoto ai gorghi e le barene, fino a sentire come un’eco certa, respiro su respiro, senza scosse, placarsi la corrente, e venir meno: e risvegliarmi intatto a un caldo sole, la scuola ora è finita, e le ragazze ansando su lucenti biciclette sciolgono i corpi bruni a nuovo amore, a nuova vita la vita ci chiama.
Estate ‘98 In morte del padre
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