Pubblicato il 16/12/2019 16:57:00
Ti immagino lì davanti al tuo schermo scrivi il tuo pezzo col corpo grigio, intonso, coperto d'odio anch'esso intonso, puro d'una purezza strappata ad un omicidio ideale, sul tuo volto illuminato dal freddo siede un ghigno, da esso uno sputo che affonda l'ossa nella superbia adirata del potente, mi chiedo quale mano mosse la tua a ciò? Ti vedo là seduta, ti vedo rotta ad ogni compromesso, pronta a sconsacrare tutto ciò che predichi così piena di soddisfazione che rieccheggia nei cuori pavidi del tuo seguito. Del bello ho capito che è spietato, crudele e senza equilibrio, una dea pallida, la Bellezza, d'efferato effetto e nasconde insinuato nel rifiuto morale un cuore di serpi, un cumulo di veleno come un velo che distrae dalla verità. E tu, Dea, autocelebri la tua retorica stanca, ecco che il biancore da candido inizia a scurire e ciò che immagini puro non è puro e affonda le mani nel fango primordiale e nel contempo ciò che era nero d'inchiostro nero da nero inizia a schiarire e diviene chiaro e puro e fanciullesca limpidezza d'un fiume, prorompente si slancia dalle Alpi, inimmaginato abbatte argini e rive intere città e castelli e qualcuno cerca di ricostruirle, grida -Tragedia!- ma forse quei palazzi erano abusi presi in prestito ad un paradiso che non ci appartiene. Ti immagino lì a riflettere, sulla lingua un'altra sottigliezza come crescesti allora generata da lupi così abile e rotta a rivederli ovunque ché lo specchio interiore inganna spesso ma non mente mai. Mi chiedo, quale lupo non riconosce un suo simile? Non nacqui lupo ma lo divenni e dal torbido vedo zanne, canini infilzati nelle carni e in queste misere, scarne e disadorne membra sconquassate dal tremito dell'evento di nascere uomo, riconosco, rivedo me in te. Immagino il tuo livore, la rabbia sorda che attanaglia e il tuo allenato senso del calpestare; può davvero essere bello? Uno scudo con testa di Medusa, sacro, puro, meraviglioso ma volgiamo la testa altrove ad un celeste Canova. Nel paradiso della carne s'annida fosca cancrena, gronda aroma sensuale e io non sono che una casualità: un giorno -da grande- qualcuno capirà ma quel giorno non verrà, al vento riporti la rivalsa del mondo puro nell'odio sconfinato della sconfitta vitalizia. E all'improvviso non ti vedo più.
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