Ora che m'aleggia dentro
l'aroma di fragranza antica
stanato nei ciottoli grigi,
come oro,
resuscito dall'ombra,
dall'isola diseredata che lasciai
ai suoi carnevali alle sue inopinate effervescenze
artificiali,
cariate di tradizioni sdentate.
Nessun tremore.
Il canto della tenerezza sta sulle mie dita
che attraversano l'oro dal pianto del mare.
Sono io
l'isola nuova che cercai dai colli
di bottiglie acuminate,
col sangue sulle dita, stanando
inesorabile, messaggi nascosti
scavando dalle trinceee degli occhi
nelle insenature fulgide di sotterrati soli.
E da qui, ora,
so,
finalmente so
che non finirà mai.
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