Pubblicato il 07/06/2008
Lo so non ti piaccio. Ma che male faccio se vivo la notte schivando le botte e l’insulto del giorno? Al fine al mattino ritorno, non dormo e senza pretese raccolgo in silenzio lenzuola stese.
Se buco la grata ed il vetro cercando con gli occhi profumo di cedro spingendo più in alto i pensieri voglio solo ghermire dei versi più veri. Se non li ho inzuppati nell’umido amplesso se non li ho sporcati di bava d’oppresso non hanno spessore ne perdo i contorni, il colore.
Se non l’infarino ben bene rotolandoli nelle passioni più oscene, se non li condisco con tenero amore e, infine, li bagno di adolescente ardore non posso gustarli: non hanno sapore.
Lo devo mangiare quel fungo perché la visione duri più a lungo. Il mio canto si deve levare se, poi, con le mani vi devo curare. Si deve sentire l’odore del lupo Del tom-tom lontano il ritmare cupo. Scavare nel buio con unghie feline radici di verbi, ossimori acerbi.
Perché vuoi piantarmi un paletto nel cuore? Non bevo il tuo sangue, ma solo parole.
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