Pubblicato il 05/07/2016 16:46:50
“Come viaggiare con un salmone” di Umberto Eco – La nave di Teseo Edit. 2016
L’Editore informa trattarsi di “un libro di istruzioni sui generis date da un maestro d’eccezione per situazioni molto particolari: come imparare a fare vacanze intelligenti, come sopravvivere alla burocrazia, come evitare malattie contagiose, come mangiare in aereo, come viaggiare con un salmone al seguito (se te lo regalano e non vuoi rinunciare alla leccornia), come evitare il carnevale, come non cedere all’ossessione della visibilità e molto altro.” In verità potrebbe aggiungere tant’altro, tanti quanti sono i brevi racconti inclusi in indice di questo vademecum dell’uomo qualunque che si ritrova a superare le ‘offensive’ del quotidiano e che l’autore Umberto Eco (con tutti i bla bla dei titoli che seguono) ha annoverato sulle pagine dell’Espresso sotto la dicitura ‘Le bustine di Minerva’, in parte già raccolte in “Secondo diario minimo” edito da Bompiani nel 1992. Per quanto, e va qui detto, si rileggono con la stessa semplicità (mai scemata) di come si ascoltano degli ‘evergreen’ viaggiando in auto con o senza una meta in quei giorni d’estate, quando la calura ci assale e ci lascia indecisi se prendere l’autostrada assolata verso il mare o la strada polverosa della collina, senza la pur minima certezza di trovare un agriturismo che ci accolga, lontano dal frastuono della calca domenicale. Ed anche senza l’affluenza ostinata di famiglie che pur di non stare in casa si portano dietro un nugolo di bambini che con la scusa di ‘vivere all’aria aperta’ mettono in bella mostra tutta la loro pessima educazione ricevuta. Non c’è che dire se poi si dice (ed è alquanto vero) che gli italiani sono dei pessimi lettori. Mi dite come caspita fa uno a leggere in sì precarie condizioni? Lo ha ben compreso (a suo tempo) Umberto Eco che tra frizzi e lazzi ridanciani (mai volgari o sciocchi), dando fiato in queste pagine ai suoi pruriginosi impulsi di ‘ridicolissimo autore’ che non lascia niente a dopo, con l’immediatezza della sua scrittura effervescente e in qualche caso sadica. E così, tanto per poi rincarare la dose, ci sberleffa mettendo a nudo le proprie e le nostre sornione defiance alle prese col quotidiano che nulla (ma proprio nulla) risparmia alla nostra futile considerazione. Tuttavia il futile che pure dovrebbe riempire le nostre giornate oziose, ci affranca, in qualche modo, di andare sulle furie per una infinità di altri motivi, che ragioni non sono perché frutto di irragionevoli pruriti. Un po’ come l’uomo che seduto sull’autobus si gratta la testa senza togliersi il cappello. E che alla domanda legittima del vicino che l’osserva: “Scusi perché continua a grattarsi la testa senza togliersi il cappello?” Replica: “Perché quando a lei prude il sedere si tira giù i pantaloni?”. Non esito come si è visto a diventare scurrile nel parlare di un libro che non cede ad alcuna scurrilità perché Eco è tutt’altra cosa: forbito quando deve, sciolto e leggero sempre, mai volgare, mai dimesso o dismesso, mai cialtrone; anche se una certa cialtroneria gli piace eccome, anche quando indossa la tonaca del giustiziere imperterrito. Chi legge tra le righe dei suoi innumerevoli scritti più recenti si rende immediatamente conto degli sberleffi e degli schiaffoni elargiti a piene mani, a destra e a manca, ai protagonisti della politica e al malcostume di noi italiani di cui egli si è sempre ritenuto un capofila satirico e burlone che non rinunciava alla buona tavola come all’uso di frasi impudenti o, se preferite, sconvenienti. In questo e per altro verso, avverte ancora l’editore, è questo “un libro che ci guida nella selva delle nostre giornate, nella consapevolezza che la vita scorre per lo più tra piccole cose, incontri fortuiti, piccoli (e falsi) problemi, e non tra dilemmi amletici e interrogativi sull’essere, che occupano solo una piccolissima perzione del nostro tempo, pur essendo l’unica cosa che conta”. Ed è così, non può essere che così, ribadisce Eco valutando i piccoli ‘interstizi mentali’ in cui si dibattono le nostre idee grandi e piccine (che più piccine non si può), nello scontro quotidiano che segna la nostra realtà giornaliera, spesa (senza accorgerci) dietro i paraventi d’una meschina messinscena che non giustifica la nostra indifferenza ai valori portanti della vita.
"Un autentico omaggio alla cultura della leggerezza" Ciao, Maestro!
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