Pubblicato il 20/10/2022 14:58:06
Solita mattina spenta e grigia. Sta pian piano smettendo di piovere. Caffè, bagno, zaino del lavoro e via.
Il campanile che sovrasta la fermata del bus ha il suo solito aspetto marrone. Marrone come le foglie a terra, marrone come i ricci degli ippocastani che lentamente seccano sulle aiuole. La bacheca funebre riporta: Gianni C., 47... Luisa M., 79... Uber F., 84... Filippo Di Lella, 36, ...ne danno il triste annuncio la moglie, i fratelli e parenti tutti. I funerali si terranno presso... Cazzo! Alla fine è successo: eccomi lì. Almeno hanno messo una foto decente.
Suonano le 7, il bus ha cinque minuti di ritardo; spero di non perdere la metro ché già non è che sia partito benissimo. Timbri, viaggi, scendi, ricomincia. La banchina è strapiena, il vagone di più. Per il quasi tutto il viaggio mi tocca l'ascella di un ragazzino in piedi di fianco a me. Scendi, ritimbra in uscita, cammina, bus, timbra, viaggia. Scendi, fuma, spogliatoio, timbra.
A metà mattina mi cerca il capo, dice che ha sentito la notizia, dice che è sinceramente dispiaciuto, dice che c'è un problemino con l'ultimo stipendio perché il mio conto risulta bloccato, dice che non devo preoccuparmi che appena lo sbloccano... Dice che ha già messo un annuncio, dice che ho il resto della giornata libera e che se voglio posso andare. Dico grazie, dico che capisco, dico che oramai non mi preoccupo più di niente. Do una stretta di mano ai colleghi, timbro, fumo, bus, timbro, viaggio...
A casa non c'è nessuno per pranzo, comunque non ho tutta 'sta gran fame. Inizio a mettere in ordine i miei quaderni iniziando dagli appunti e dai ricettari, poi tocca ai raccoglitori delle ricevute: qui tutte le spese di condominio, lì tutte le bollette della corrente (il gas l'ho tolto anni fa), là le spese mediche e i 7e30, e nel raccoglitore blu tutte le altre sotto al lapidario Varie. Se non fosse per l'eternità che mi aspetta mi stenderei un attimo a riposare. Toast al prosciutto, doccia e vestiti puliti.
Dovrei confessarmi? Non credo, e poi, dai, a chi piace un reo confesso dell'ultimo minuto?
Bar, caffè. Frank mi guarda pieno di malinconia. Dice che è troppo presto, dice che terrà una mia foto dietro al banco. Brinda alla mia. Ricambio indicando la tazzina, non so bene ma non credo che dovrei bere per ora. Qualcuno ha mai sentito di un morto sbronzo alle tre di pomeriggio? Suonerebbe tipo il prete bestemmiatore di quella famosa barzelletta o, chessò, la favola dell'asino che stallò controcorrente. Quella è roba da vivi. Ad ogni modo, questo è di sicuro l'ultimo caffè che pago e Franco si è scordato di chiedermi del conto aperto... Sarà meglio cercare una qualsiasi direzione prima che gli torni in mente.
Torno verso la bacheca funebre, siamo ancora tutti lì: io, Gianni, Luisa e Uber. Ma cosa si fa in questi casi? Arriva un taxi, un angelo, qualcuno, o si resta così e bona l'è? Cazzo, prima che si spegnesse il telefono, nessun risultato utile nemmeno da Google (però c'è un botto di pornografia al riguardo). Decido di sedermi e pensarci su, di sicuro mi faranno sapere.
Il tempo di arrivare alla panchina lì vicino ed ecco che mi si avvicina una bella ragazza, se mi vedesse mia moglie... Dice che è una specie di incaricata della Morte, posso chiamarla Rebecca se mi fa piacere, si scusa per il ritardo ma l'utenza è tanta e gli operatori sono pochi. Ha un leggero accento dell'est.
Dice che ci sono un paio di moduli da firmare; dice che abbiamo quasi fatto, giusto il tempo di controllarmi i documenti, operazione che avviene confrontando più volte la mia faccia con la foto sulla c.i.e. Dice che sembro un po' diverso dalla foto, be' ero più giovane e con il naso rotto giusto pochi minuti prima dello scatto, è una storia buffa dico, a ripensarci ora. Pare sia tutto sommato contenta che io abbia ancora i documenti addosso, non potrei capire quanta gente li perde e quanto di conseguenza si allunghi la procedura. Inizio a sospettare che la paghino in base al numero di pratiche chiuse, ma meglio non approfondire; alla fine mi pare abbastanza professionale. Aveva anche la penna.
Mi dà un biglietto e dice che devo aspettare il prossimo bus, sarà qui verso le 16. Mi accompagna alla fermata, ci salutiamo con la manina tipo bimbi e la guardo salire su una macchina scura. Peccato la situazione, aveva davvero un bel culo.
La seduta è ancora bagnata e sta ricominciando a piovere. Adesso un goccio ci vorrebbe.
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