XX
Una lotteria per Guido
Quel sabato io e Adelina fummo invitati a cena da Parise. Fummo accolti dalla moglie, Giuliana, in un salottino stile Luigi Filippo, illuminato da lampade simili a incensieri pendenti dal soffitto per mezzo di grosse catene, forse d’argento. Alle pareti ricoperte da una tappezzeria a fiori erano appesi il diploma di laurea di Parise e numerosi attestati di premi vinti in concorsi letterari. Tenevo in mano una bottiglia di prosecco ancora appannata dal frigorifero. Leggevo quegli attestati sorpreso; alcuni di essi erano di concorsi di poesia molto importanti. Sapevo che Parise era un valido scrittore ma non avrei mai immaginato fino a quel punto.
Restammo seduti sul divano a conversare per circa un quarto d’ora aspettando che Parise facesse ritorno dallo stadio, come ci informò con aria seccata la signora. Adelina aveva preso in simpatia la donna e conversava con lei animatamente. Io la osservavo: dai segni che il marito portava sul collo, avevo immaginato una gatta selvatica dal pelo arruffato e le unghie lunghe, pronte a graffiare. Invece mi si presentava davanti una donnina dal viso dolce incorniciato da boccoli biondi, il corpo piccolo ma ben proporzionato, la voce dolcemente sonora. Osservavo soprattutto le mani, quelle mani che avevo immaginato fornite di artigli, che erano invece piccole, bianchissime con unghie corte, ben curate. Niente che potesse far pensare alle zampe di un felino. Mentre lei parlava, osservavo la bocca dalle labbra rosa dietro le quali si nascondevano le palette degli incisivi e i canini aguzzi e bianchissimi, causa degli orologi stampati sul viso di Parise, come diceva Adelina.
Cenammo in cucina attorno a un tavolo rotondo. Era invitato pure Luigi che si presentò accompagnato da una bellissima ragazza la quale non aveva occhi che per lui. Ma Luigi, per sua disgrazia, non era toccato da quegli sguardi carichi di desiderio. Parise disse che avrebbe invitato volentieri Guido per parlare con lui di arte. Provava, disse, una grande stima per Guido e aveva letto molti dei suoi articoli sui giornali di provincia, ma l’umore di Guido in quei giorni si era deteriorato ed era divenuto inavvicinabile.
“Ho paura che l’infatuazione per Susanna lo stia trascinando nel baratro. Non riesco a immaginare cosa potremmo fare per lui”.
“Potremmo fare una lotteria e con il ricavo lo mandiamo in America. In Brasile ci sono bellissime creole che non vanno per il sottile in fatto di uomini”. Tutti trovarono la battuta di Giuliana divertente; io rimasi stupito dalla stupidità di quella donna. Forse sarebbe stato meglio se fosse stata una leonessa, invece mi appariva or una scimmietta da circo equestre.
Si parlò molto di letteratura. Parise era un appassionato conoscitore dei tragici greci. Parlava di Dike, Ares, del Fato come fossero presenti nel nostro mondo e non personaggi del mito. Adelina seguiva con attenzione annuendo ogni tanto col capo.
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