“Una casa pensile
in aria sospesa
con funi a una stella”
(Zibaldone 256, 1 ottobre 1820)
Giacomo Leopardi
A D'Angelo R.
Una notte d’estate, nella piazza luminosa in cima a un paesino di montagna, mentre conversavo stancamente con alcuni conoscenti, cominciai a scrutare il cielo.
Ad un primo sguardo, scorsi solo qualche anonima stella… ma poi, all’improvviso, ne avvistai una tanto vicina e tanto minuscola, intenta a trascolorare briosa e scintillante…
E tanto ne fui attratto, che mi isolai precipitosamente per dedicarmi ad essa interamente.
E, munito di telescopio, volli salire sulla torre più alta.
Al telescopio, la vivida stella mi parve talmente vicina, graziosa e palpitante, che l’abbracciai col più soave ardore!
E, come trasognato, vidi le mie braccia allungarsi a dismisura e le mie gambe -come in un breve volo- staccarsi dal suolo…
E così divenni una persona pensile, sospesa… assorta a cingere ed avvolgere, con delizia infinita, una stella di morbido fuoco, variegato e innocuo… quasi fosse una Dea!!!
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