Pubblicato il 08/07/2010 00:33:47
Entropia
Non la bellezza fine dei poeti, preziosa al gioco di ceselli o smalti, illumina la grazia passeggera del tuo visetto, mite e quotidiano, con quelle prime rughe attorno agli occhi, e la sua luce, ora un po’ più fioca. Ma bella sei per me che ti conosco come un intatto frutto di stagione, come la prima volta che ti cinsi a offendere il tuo sesso innamorato, di una bellezza che non piega o scuce il nostro dissiparci di ogni giorno, incanto umile d’acqua sorgiva che non s’intorba nè muta sapore quando d’estate la lena vien meno. E fermo è il patto, il pegno, il giuramento: per questa, e per milioni d’altre chine, compagno ti sarò nella discesa.
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