Pubblicato il 25/01/2010 18:53:35
Longtemps
Longtemps, longtemps, apres que les poetes on desparus, leurs chasons courent encore dans les rues
queste parole di una vecchia canzone francese mi tornano alla mente ogni volta che leggo qualche verso di un poeta che diventa vecchio, si avvia al declino e scompare dalla scena del mondo o addirittura muore. Questa breve pagina mi e’ stata ispirata dalla morte di Piero Bigonciari, poeta fiorentino di grande valore, poco conosciuto rispetto ai propri meriti, secondo me, come molti altri del resto , che restano nel cuore di chi ama veramente la poesia. I poeti riservati, dalla voce suadente e pacata che non strillano dalle pagine dei giornali, ma che lavorano come oneste api nel clima della loro città, amatissimi dai piu’ giovani alunni poiché essi veri maestri. Il poeta aleggia intorno a noi che lo abbiamo letto ed amato , con i suoi canti, con le sue espressioni tipiche, le immagini che caratterizzano la sua scrittura, i suoi colori dominanti , le sue risonanze che ne fanno vibrare ancora la voce nell’aria che ci circonda ,come una musica che ritroviamo, espressione di un nostro stato d’animo che non riusciamo ad esprimere . Il poeta e’ là e lo sta vivendo con noi, ce lo interpreta, e ce lo restituisce con la magia dei suoi versi cosicché in poche parole troviamo espresso ciò che noi abbiamo solo intuito.
La voce del poeta resta nella sua casa , in cui e’ vissuto, rotola per le strade che lo hanno visto correre, giocare ,crescere, camminare , ridere soffrire, vivere, Essa rimane nei nostri libri piu’ cari, quelli che nessuno deve toccarci, preziosi per noi , che sfogliamo mille volte ed ogni volta sanno darci qualcosa in piu’. Essi accompagnano tutta la nostra vita , non ci fanno sentire la crudezza della solitudine. ero come tutti gli esseri umani, sola. Un giorno chiesi a Poesia di aiutarmi. Ella mi prese per mano ed insieme iniziammo il cammino Non potei piu’ fare a meno di Lei- Durante il percorso sapevo di non essere sola Tanti uomini, tanti popoli avevano affidato alla poesia di narrare la loro storia ed ogni singolo aveva trovato una risposta, alle proprie esigenze di singolo e di essere sociale. Tanti camminavano con me in un percorso che richiede soprattutto fatica ed umilta’. La poesia Pensavo aveva elargito a tutta l’umanità’ i suoi doni, la gioia, ma anche la sofferenza il dolore Ma a tutti aveva restituito le esperienze vissute permeandole di una coscienza e di un sentimento nuovo Non mi sentivo Goethe, il viandante per eccellenza ne’ Pablo Neruda, definito viaggiatore immobile Non sapevo dove essa mi avrebbe portato ne’ se fossi attrezzata in maniera adeguata per affrontare le asperita’ di un terreno sul quale in qualche modo si cimentano prima o poi tutti gli esseri umani tra le magiche ed attraenti solitudini di un cuore che voleva solamente staccare le ali. vedere dentro una realtà che sentivo mia ma che non riuscivo a decifrare, a connotare ancora. feci mie le parole del poeta "i veri viaggiatori sono quelli che partono per partire cuori leggeri simili a palloncini non si staccano mai dal loro destino e senza sapere perché dicono sempre Andiamo".
C.Baudelaire, Le voyage
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