Pubblicato il 06/02/2022 16:42:06
«C’è in te più di quanto tu stesso non sappia»
-Pronto, Paolo? - dall’altro capo del filo, la voce è tremendamente concitata. -Sì, sono io- risponde il dottore talmente assorto nella rilettura del suo libro, La mappa dello Hobbit, che per poco non avvertiva il trillo del telefono. -Sono Alessandra, scusami se ti disturbo. Mi trovo qui, al Pronto Soccorso, con mia madre. Ha la febbre e tossisce. Dalle lastre è risultato...che ha la...polmonite interstiziale - la voce di Alessandra si interrompe più volte. Il dottore aspetta che concluda il discorso: -Dicono che il suo stato di debilitazione non consente nessun tipo di intervento, è cardiopatica...capisci...vogliono risolvere tutto con la morfina, perché non soffra...sì, proprio così, perché non soffra. Il medico sente l’amica singhiozzare. Tira un respiro lungo mentre un lampo gli attraversa la mente: -Alessandra, calmati. Calmati. Hai fatto bene a chiamarmi. Ti dico subito che devi portare tua madre a casa. Poi, ci penso io a curarla. Dall’altro capo del filo, la voce esprime quasi incredulità: -Davvero Paolo!? Dici proprio che posso farlo? – -Sì, non ti preoccupare, la curo io-, ripete il medico, mosso da una forte spinta interiore. Alessandra segue il consiglio del dottore, amico di famiglia: firma le carte per le dimissioni della madre. Paolo è un medico serio e intuitivo, fiducioso nella scienza. È specializzato in Igiene e Medicina Preventiva ed è anche un epidemiologo: gli studi condotti gli hanno fatto conseguire buone competenze nella conoscenza delle malattie virali. Da sempre è animato da un forte senso di eticità e generosità verso il prossimo, dettato dalla deontologia del mestiere e potenziato dalle ricerche rifluite nella pubblicazione di libri. È autore di molti saggi dedicati a personaggi storici e letterari, presenti nella memoria collettiva, come Re Artù, Tommaso Moro, San Colombano, Padre Brown, lo Hobbit, personaggi che impersonano valori importanti. Ama le saghe raccontate dall’autore del Signore degli anelli nelle quali trova lezioni di vita. Tra le tante citazioni, che lo scrittore predilige, gli è rimasta impressa una frase pronunciata da un personaggio di Tolkien, «C’è in te più di quanto tu stesso non sappia», che adesso sembra costituire lo stimolo per passare dalla teoria alla pratica. Di recente, egli ha pubblicato un libro di interesse storico sulle pandemie, che è risultato frutto di una tempistica eccezionale, e adesso vuol mettere a punto una terapia ragionata, già ideata quindici anni fa ai tempi della Sars. Per la signora Giuseppina pensa a un farmaco ad hoc, a base di azitromicina, clorochina, eparina, maltodestrina, che andrà accompagnato, naturalmente, dall’ossigeno. È titubante, si tratta di una sperimentazione non ancora adottata ufficialmente dagli ospedali, ma c’è una vita da salvare e quindi poco tempo da perdere. Del resto, lui sa che la medicina guarisce spesso; può anche assistere al fallimento, ma deve curare sempre. Adesso lui deve fare in modo che la signora torni a respirare normalmente, che non salga la febbre e che si rallenti la replicazione virale. Non si considera un eroe in prima linea, solo un medico chiamato a fare il proprio dovere e quindi a non lasciare nulla di intentato. Vuol tenersi lontano da ogni vuota retorica. La sua scommessa è: strappare una vita da una morte programmata. Alessandra non ha esitazioni. Quelle pastiglie, comprate in farmacia, assumono ai suoi occhi la consistenza di una miracolosa manna caduta dal cielo. Con amore le somministra alla madre, secondo posologia indicata. Il dottor Paolo è premuroso e affettuoso: si mantiene costantemente in contatto con la figlia della paziente, che conosce da diversi anni in quanto gestisce una libreria in città che ha ospitato la presentazione di molti suoi libri. È una signora riflessiva e determinata. La sua apparente scorza dura nasconde in realtà un animo tenerissimo. Alessandra è contenta fin da subito perché la sua mamma, quella persona con cui ha un legame profondissimo, inscindibile, è lì, a casa con lei e non in una corsia asettica d’ospedale, condannata deliberatamente a un viaggio senza ritorno. Il dottor Paolo è ottimista. Nella vita ha ricevuto molti doni. Le sue letture gli hanno permesso di cogliere l’essenza delle cose. Sa che l’amore è il motore che dà forza e che la fede lo alimenta. Fede in Dio e fiducia nella scienza. Spera. Spera e crede. Da piccolo si è sentito brutto e impacciato. Poi, ha letto la fiaba di Andersen e i fatti, che, in seguito, hanno costellato la sua vita, sono serviti a convincerlo che forse avrebbe dovuto considerarsi, invece, un bel cigno. Adesso ne ha ulteriore conferma: la sua preparazione, generosità e intraprendenza lo hanno premiato perché la signora Giuseppina (dopo due settimane dalle dimissioni) ha ritrovato il suo stato quotidiano di salute e Alessandra lo ringrazia. La scommessa è vinta: il compito della medicina, che deve curare sempre e non lasciare nulla di intentato, non è venuto meno a sé stesso. «C’è in te più di quanto tu stesso non sappia». Quella frase continuerà sempre a commuoverlo.
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