Pubblicato il 14/11/2021 17:58:49
CESARE E ITALO
Collaborare con il gruppo di Roma mi intriga e del parere di Italo mi fido. Lui è entusiasta e credo che abbia proprio ragione quando dice che la rivista sarà “una cosa grossa”. Del resto, se non ci credessi, mi guarderei bene dal dedicarmi a pubblicazioni che non siano quelle per l’ Einaudi. Ogni piccolo problema organizzativo diventa sempre una montagna da scalare e ciò mi deprime. Ma in questo caso ho intenzione di investire le mie energie, spronato dalla netta sensazione che i segni della nuova sensibilità si coagulino intorno al nuovo periodico: il titolo “Cultura e realtà” rispecchia bene i motivi ispiratori che accomunano i cattolici ai comunisti intelligenti. La crisi si risolve solo con la cultura, con la conoscenza e con il dialogo tra le diverse parti. Anche Vittorini ci guarda con simpatia e plaude allo strenuo tentativo di favorire il progresso culturale, continuando ad affrontare i problemi per cercarne le soluzioni senza sottostare a dogmatismi di sorta. Sono stato incaricato di redigere il primo articolo della rivista. Lo dedicherò al Mito, naturalmente declinando i temi del sacro e del metafisico in una prospettiva diversa da quella degli interlocutori cattolici e secondo la visione vichiana. So che polemizzeranno e rileveranno dei fraintendimenti quando parlerò del divino nella civiltà contadina, attribuendo il tutto a una mia presunta formazione estetizzante di impronta dannunziana. Forse non hanno capito che per me la religione, a differenza che per D’Annunzio, è un elemento importante, ed è vitale conciliare il mito, che abita nel profondo di ciascuno, con la nostra presenza intellettuale nella storia, nella società, nella cultura. Il mito non è qualcosa di irrazionale e inspiegabile ma è un germe che genera frutto. Se si riduce il mito a chiarezza, esso porta alla conoscenza. Il mito è la massima universalizzazione del fatto storico. Italo mi stima anche se ha idee diverse dalle mie. Questione di formazione, provenienza, indole. Come me, però, sostiene che nulla vale se non fa “attrito” con la realtà intorno. Mi piace quando parla di un mondo fatto a pezzi in cui tutto è staccato e insieme confuso a tutto, dove ognuno vive per conto suo con ostentazione o dolore la propria solitudine e unicità. Io un po’ lo invidio, soprattutto per la sua capacità di relazionarsi con gli altri, in particolare con le donne. Forse perché proviene d’oltremare, è più disinvolto, simpatico, leggero. Io risulto opprimente. Mi piacciono le donne dalla personalità forte, ma da queste continuo a ricevere rifiuti. Italo sicuramente si sposerà con una da cui si sentirà stregato, ammaliato e ne ricaverà sempre un' irrinunciabile ispirazione per le sue opere e per la sua vita.
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