Grande tendone,
di diversi colori,
domina la scena
prima del suo inizio.
Quel tendone
è un dolce rifugio
per l’uomo che, dietro a quel sipario,
cela le sue emozioni
ed indossa la maschera
dell’uomo fallace o perfetto.
É solo il sipario a dividere
l’emozione dell’attore
dal giudizio dello spettatore.
Se non ci fosse il sipario,
l’uomo non sarebbe più attore,
perché non potrebbe mostrarsi diverso
ma solo, e sempre, se stesso.
Il sipario in scena dona forza e vigore
a quell’uomo che, per tutti, è un attore
e – per se stesso –
è un cuore che pulsa e che batte
per dare senso alla sua vita,
recitandone i misteri,
le gioie e gli intrighi.
Sipario,
tendone maestoso,
che come sacrario raccogli i segreti più nascosti
dell’uomo attore,
separalo dal suo spettatore ma mai da se stesso,
perché – senza se stesso –
è una maschera che risuona senza lasciare la scia
di una vita spesa nell’arte
a gloria dell’Eterna Bellezza.
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