Se al mezzodì della domenica
i baffi ti vuoi leccare
quel che serve è solo stocafisso
procedi senza fissazioni
secco secco, un asciutto figurino
che più costa
più la figura sarà tosta.
Dopo averlo per ben sfibrato,
menato a cazzotti o meglio di mazzetta
e di sega in più parti separato
stia in ammollo sin dal giovedì mattina.
In acqua per due giorni almeno
ad ogni mezza, cambiata, poi
- pinne, lisca e pelle via -
diliscato ed eviscerato
è pronto per porsi, il sabato mattina,
a disposizione dell'arte culinaria
forse meglio dire gastronomica
meno propensa al cul in aria.
Ma bandite le ciance
e presa idonea pentola
come tela la si empia:
ci si facciano finire cinquecento
emmelle di verdi guerrieri olio
color dell'oliva in compagnia
di cipolla e spicchio d'aglio
che nudi e ben tritati
si vergognino pian piano,
arrossiscano un pochino.
E giunge del reidratato il tempo
dei suoi settecento grammi
aggiunti a lenire i danni
dall'infuocato sole provocati,
nella minor misura spaccato
del maggior numero di pezzi possibile
che, con due chiodi garofano,
al trito spalmino la schiena
con poca noce moscata,
sale di quel tanto che basta
salsa o concentrato che certo non manca
e acqua
di tanto in tanto aggiunta
per far bollire a fuoco lento
un'intera giornata
e con poco ritmo mescolando
giusto ad evitare eccessiva confidenza
nuova amicizia col fondale
perchè più cuoce più piace.
Poi stanco del bollente trambusto,
tutta notte lo si lasci riposare
... che s'insaporisca
e servito il giorno appresso
in doveroso abbinamento
d'amabile polentina
ad ingabbiarlo, stupirci
e per gola rapirci.
P.S. Ho sentito che non esce
a pranzo e cena se non
con bianco d'annata
o giovane rosso
sufficientemente tannico
e discreto tenore alcolico.
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