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A Maria Goretti

di Giulia Bellucci
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Pubblicato il 26/02/2019 22:17:40

Nel tempo che più non riposa

la terra, di placido verde

si tingono i campi e si sperde

lo sguardo sulla coltre erbosa.

 

Fioriscono in cerca di luce

su fragili steli i boccioli

spezzati da ignari caprioli

mai mossi da intento sì truce.

 

E tu eri il più umile fiore

tu, gemma gentile, gioivi

del bello a te intorno e sentivi

del tempo migliore l’odore.

 

Brillò nero un lampo offuscando 

lo sguardo di chi truce il cuore 

già aveva, mentre tu amore

nel tuo coltivavi, amando.

 

Brutale t’uccise la mano  

quel dì quand’ancora con fede 

guardavi alla vita. Mercede

chiamò la tua voce ed invano

 

non fu giacché il tuo perdono

concesse espiazione terrena

lenendo il tormento e la pena

di chi ricevette tal dono.

 

Rimase sul candido volto

bambino una luce ancor viva 

che rende gentili e ravviva

le spoglie. Ed eppure son molte 

 

le vite tuttora violate 

da uomo bestiale ed ingordo,

che resta impassibile e sordo

a grida d’aiuto strozzate.

 


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