Nel tempo che più non riposa
la terra, di placido verde
si tingono i campi e si sperde
lo sguardo sulla coltre erbosa.
Fioriscono in cerca di luce
su fragili steli i boccioli
spezzati da ignari caprioli
mai mossi da intento sì truce.
E tu eri il più umile fiore
tu, gemma gentile, gioivi
del bello a te intorno e sentivi
del tempo migliore l’odore.
Brillò nero un lampo offuscando
lo sguardo di chi truce il cuore
già aveva, mentre tu amore
nel tuo coltivavi, amando.
Brutale t’uccise la mano
quel dì quand’ancora con fede
guardavi alla vita. Mercede
chiamò la tua voce ed invano
non fu giacché il tuo perdono
concesse espiazione terrena
lenendo il tormento e la pena
di chi ricevette tal dono.
Rimase sul candido volto
bambino una luce ancor viva
che rende gentili e ravviva
le spoglie. Ed eppure son molte
le vite tuttora violate
da uomo bestiale ed ingordo,
che resta impassibile e sordo
a grida d’aiuto strozzate.
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