Fora dar finestrone de l’ufficio mio
ogni matina vedo ‘n ber panorama
e faccio finta de nun sentì che score
ne la strada de le machine er rumore,
dei clacson ar semaforo, de le sirene.
Arzo l’occhi e me scordo de ‘a caciara,
vedo li pini de Roma co’ a verde chioma
co’ li rami che ogni vorta se rischieno
de spezzasse e che ar vento se piegheno
ma quasi tutti resisteno.
E poi ‘o sguardo core ortre li pini
sur parco chiamato de la Caffarella
co’ la cornice de li colli dei Castelli..
Ce po’ esse er sole a rischiarà er cielo
o ‘a pioggia a nisconne tutto quanto,
ma quanno arzo ‘a capoccia dar lavoro,
‘n soriso me illumina er core,
l’anima m’ariscalla.
…E te saluto Roma mia!
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