Risuonava nel campo
lo scalpiccio chiodato degli stivali
dei Tedeschi in fuga;
era il preludio della libertà.
Garrivano le rondini
librando guizzi
in un cielo foriero di speranze.
I prigionieri si diedero alla gioia,
ma l'ultimo tedesco
non sopportò il tripudio,
non ascoltò ragioni.
Lo sparo in volto troncò le sue parole
e il crepitio dell'arma si confuse
col trillo degli uccelli alti nel cielo.
Non eri ancora morto e ti raccolsero
sperando di salvarti; spirasti di lì a poco
e il tuo giovane corpo fu lasciato
sul ciglio della strada. Mano pietosa
ti diede sepoltura. Una carezza
d'aria ha chiuso le tue palpebre
e affidato alla storia
il tuo struggente addio.
A me piace pensare che sul ciglio
di quella strada dove sei caduto
si sia innalzato un albero
le cui radici, nutrite dal tuo sangue,
alimentino i rami del ricordo:
da allora tu sei linfa di una scelta
di libertà e di vita che non muore.
Tu resti sempre giovane
col tuo ciuffo ribelle
e gli occhi indagatori
che sprigionano raggi dalla foto
posta sulla tua tomba.
Tu sei l'eroe di un tempo
che ha cercato, tenace, trascendenze
fra i libri, i tuoi amori,
assieme al mandolino
rimasti nella casa sopra i monti
in compagnia di quelli che tu amavi.
Ci sono alcuni morti che non muoiono;
tu sei di quelli
e sai di non morire.
Alda Magnani
P. S.: Il Centro Studi della Val Baganza ha pubblicato un quaderno in ricordo di questo giovane calestanese, che si chiamava Ugo Magri, alunno del Liceo Scientifico "Marconi" di Parma, a tempo della cattura (1926-1945)
Avrei voluto allegare il PDF del quaderno, ma... sono analfabeta in fatto di informatica.
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