(memoria della Shoah)
appaiono per caso oppure
dopo l’infamia come incrollabili speranze
il luogo assoluto fumo che aveva nomi oppure
scogli emersi da fondali remoti
catapultati tra gli ulivi
dove bevono sangue le radici
sentire il loro pianto dell’origine
il fermarsi del tempo sui capelli di Sulamith
nei cimiteri marini
il fragore del nostro passo corale che s’inverte
deciso dietrofront dallo sterminio
abbiamo gesti larghi di compassione
in mano l’amigdala che incide
i loro nomi e per noi nuovi alfabeti
indietreggiamo fino allo spazio vergine
da cui siamo venuti
e un vortice di molecole vive
- sciame che canta -
ci seguirà oltre ogni morte
nuovi sapientes verranno
con nuove tavole da onorare una pax
del pensare-agire-che-salva
alto altissimo il canto
già attraversa le sfere
percuote il petto tatua la fronte
resteranno barbagli negli occhi
[ da Andare per salti, di Annamaria Ferramosca, Arcipelago Itaca Edizioni, 2017 ]
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