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IL fidanzamento di una volta

Argomento: Esperienze di vita

Articolo di Gerardo Miele (Biografia)

Proposta di Gerardo Miele »

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Pubblicato il 21/03/2016 12:54:26

Dalla serie di racconti:”Come eravamo”
IL fidanzamento di una volta
Nel sud Italia,compreso Rapone,fino agli inizi degli anni 60,(più o meno) l’approccio dei ragazzi al fidanzamento non era così diretto come adesso.I ragazzi e le ragazze di allora, avevano molte difficoltà ad incontrare liberamente coetanei dell’altro sesso. Le ragazze soprattutto, erano ,diciamo così, “controllate a vista”,dai genitori,dai fratelli,e perchè nò,anche dagli estranei,che a volte,riferivano ai genitori della ragazza,sia i suoi spostamenti e sia le sue frequentazioni.Se le ragazze “sgarravano”,quando rientravano a casa erano quasi sempre botte! Per loro non era facile muoversi in simile contesto. L’occasione che le ragazze attendevano di più per uscire liberamente di casa,era la domenica,cioè quando insieme alle loro amiche,in gruppo e a braccetto,si recavano in chiesa ad ascoltare la “messa cantata”delle 11, e partecipando poi a quasi tutte le processioni ecclesiastiche.
Anche i ragazzi, quasi sempre, viaggiavano in gruppo di amici per le vie del paese,cercando di incrociare gli sguardi delle ragazze.A volte, le seguivano anche a debita distanza cercando un qualche segnale di intesa.Quasi sempre si tentava l’approccio tramite un amico o un’amica che faceva da intermediario,ovvero, ”l’ammasciatore” (ambasciatore),il quale,portava”l’ammasciata”,cioè,portava a conoscenza della”eventuale fidanzata”,la richiesta di fidanzamento.Quasi sempre la ragazza interessata si prendeva un certo lasso di tempo per la risposta,di solito entro una settimana.Se la cosa era fattibile,la futura fidanzata ,doveva ottenere anche il placet di tutta la famiglia,e se la sua famiglia era d’accordo,nella risposta ,la ragazza comunicava anche il giorno del fidanzamento ufficiale,cioe’ il giorno in cui l’aspirante fidanzato doveva fare l’ingresso in casa della futura sposa accompagnato da almeno un genitore.Solo dopo l’ufficializzazione del fidanzamento i due giovani potevano uscire insieme,ma sempre scortati e seguiti da un genitore della sposa,di solito la madre, o un fratello o sorella;tutto questo fino al giorno del matrimonio.Tali scene erano molto frequenti per le strade di Rapone e in tutto il sud Italia.Personalmente ricordo che anche i miei fratelli maggiori,quando erano fidanzati (meta’anni 60), facevano proprio cosi’,cioè passeggiavano con la”scorta”!
Dal giorno del fidanzamento e fino al matrimonio,i movimenti della futura sposa erano abbastanza limitati.Se non usciva con “la scorta”di cui sopra,o se non c’era il fidanzato,al massimo poteva uscire con la sorella o qualche parente del fidanzato,raramente con qualche amica.Se la poveretta “sgarrava”anche una sola volta e lo sposo lo avrebbe saputo,quasi sempre si arrivava allo “scioglimento” del fidanzamento.Detti comportamenti si avvicinavano molto agli attuali modelli “Talebani”! A tale proposito, mi ricordo vagamente,ma ne sono sicuro,che a quel tempo alcune signore, in chiesa soprattutto,portavano anche un velo sul capo.
Già a fine anni 60 però,quando “cercavo di entrare in campo” anch’io,la situazione si era molto evoluta.La timidezza che avvolgeva gran parte di noi ragazzi,in quel periodo, cominciava a diradarsi.Ricordo che anch’io provavo a “fare da me’”e senza ricorrere all’”ambasciatore”.Molte volte mi preparavo,sotto tutti i punti di vista,per dichiararmi ad una ragazza del mio quartiere,ma ogni volta poi la mia timidezza mi frenava e rimandavo la cosa sempre alla prossima volta.Povero me’!....Per fortuna che mi sono “svegliato” in seguito! All’epoca a Rapone,non era ancora in uso il saluto sbrigativo di adesso,cioe’:il “ciao!” e cercare di attaccare bottone con una ragazza che ti emozionava,anche se con discorsi appena un po’ piu’ lunghi, per i timidi come me,non era facile!
Adesso con l’avvento delle nuove tecnologie,soprattutto telefonini,internet e una libertà pressochè assoluta,i fidanzamenti attuali sono molto più facili e diretti. Difficilmente ci avvaliamo di intermediari,e la figura del vecchio “ambasciatore” non e’ che poco più di un suggestivo ricordo,per noi che quell’esperienza l’abbiamo vissuta,per noi che non l’abbiamo ancora dimenticata.

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