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Locus Amoenus

di Stefano Verrengia
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Pubblicato il 13/12/2018 22:13:55

LOCUS AMOENUS

 

Un giorno sprofondai 
Nella tristezza
Come il sole nell'orizzonte.
Ardevo, Ardevo come
Quella schifosa palla
Infuocata ma ero piccolo
Come il pallone ingenuo 
Di un bimbo che cade
In un fosso o un fiumiciattolo. 
Rincorrevo uno scoiattolo
Come un sogno 
Evanescente al mattino ...
Cercavo solo di capire,
Cercavo di capire
Cosa voglia dire 
Morire ed amare,
Amare da morire
E morire per amore,
questa frasi tanto
Stolte quanto essenziali,
Queste parole dolci 
E fatali, al contempo. 
Ed io ero giovane 
E forte come un pino
Rigoglioso, ancora
Non spezzato dalle tempeste
E dagli inverni. 
Ancora non capivo,
Non capivo nulla della vita
E della gita in questo corpo,
di quanto fosse caro
Questo affitto 
Con il suo prezzo
Di dolore e di malinconia,
Con il suo prezzo di follia,
disperazione ed orrore. 
E correvo nei prati,
Calpestando i fiori
Ed ammazzando 
Le formiche, le lucertole
Ed i vermi, ridevo 
Delle bettole dove vedevo
Gli adulti rantolare 
Come macchine ingolfate,
Per dimenticare rate,
Bollette e puttanate varie. 
Ed ero così immensamente
Felice della mia infelicità,
E non sapevo cosa fosse:
la tosse della sigaretta 
Di mio padre, il canto
Del gallo e l'erba tenera
Che brillava di rugiada. 
E mia madre, dolce
Come la luna, 
Nelle notti mi cullava
Fra due nuvole, 
Ed a volte penzolavo 
Dal cielo come un fulmine.
Ed al culmine, al culmine 
Del desiderio e dell'estasi, 
potevo anche credere 
Che Dio esistesse, 
Potevo anche credere
che Cristo fosse
Morto per me,
Fosse risorto per me
Dal sepolcro polveroso 
Come in un film,
come in una strana fiaba
O nel teatro di Mario,
E che il sudario 
Fosse un magico sipario. 
E i venti di notte
Risuonavano nel buio
Come flauti di un'orchestra,
e la maestra era una cattiva
Strega da beffeggiare
E da fuggire,
Per non morire nei suoi
Noiosi insegnamenti. 
Ed i tormenti erano
Il non avere una brioche,
Un abbraccio o il bacio
Di una dolce bimba,
Il cacio nella pasta
O la mela che brillava

di tedio e salute. 
E mute mai furono
Le stelle, mai!
Anche nei guai
E nelle angosce,
Non dovevo inabissarmi
Fra le cosce di una donna
Per dimenticare,
Mi bastava guardare 
La vastità del cielo,
Mentre mia zia 
Mi indicava l'Orsa Maggiore 
E l'Orsa minore,
Mentre l'odore del latte
Sì emanava per la stanza
E la danza nel mio stomaco 
Attendeva solamente i biscotti.
Ancora non comprendevo 
Il dolore di Salieri
o di Tasso, Majakovskij, 
Baudelaire, Hoffman 
O Molière ... 
ancora non comprendevo
Come sussurri dolcemente
Una pistola nel cassetto
Quando il letto
Sembra una dolce bara
Dove trovare la cara assenza, 
l'essenza di questo caos
Imperscrutabile, 
L'essenza di questo 
Silenzio metafisico.
Non comprendevo
Ancora il dolore 
Del mare, che onda
Dopo onda le amare
Giornate spazza
Col loro tedio,
Non comprendevo
Il dolore di una tazza
Fracassata sul terreno,
Che nessuno avrà cura
Di ricomporre,
Ma solo di buttare.
Non comprendevo
il dolore del vento.


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