A te io penserò,
il giorno che starò per morire,
a te che m'hai dato una manciata di carezze
che mi hai illuso
che mi hai raccontato parole non vere
che poi mi hai anche vilipeso
che mi hai infine deluso.
Te e solo te vedrò come immagine sbiadita.
Ti ricorderò sorridente
ti rivedrò bagnata dalla pioggia in una notte di bufera
ti vedrò correre sul tuo sentiero illuminato dai fulmini
ti ricoderò piangente durante una chat
e non ricorderò il perché delle tue lacrime.
Affonderò le mani nel tuo mare
raccoglierò una manciata d'acqua salina
per ascoltare il rumore dell'onda
avvertirò ancora gli spruzzi sulla pelle
e gli occhi mi bruceranno.
Sulla falesia sosterò,
mi affaccerò sulle grotte di Ristola
sentirò l'urlo dei figli di Medea,
le imprecazioni di Giasone,
l'onda accarezzerà i corpi trasformati in rocce
e placherà l'odio nei cuori.
Anche tu ricorderai il mio pianto
forse comprenderai infine il perché delle mie lacrime
forse capirai il grande amore che t'ho voluto
la tua follia per un attimo scomparirà
la ragione s'affaccerà nel tuo animo rasserenato
correrai sugli scogli inseguendo la mia anima
la chiamerai urlando tra gli anfratti della falesia
ma ti risponderà l'ululato del vento tra gli scogli
che tu scambierai per la mia voce disperata
che non potrà più confortarti.
Salvatore Armando Santoro
(San Marcello Pistoiese 28.11.2018 – 00,09)
Nella foto: Gli scogli maledetti di Punta Ristola a Leuca che secondo la leggenda sarebbero i corpi dei figli di Medea, che aveva fatto a pezzi e sparsi in quel mare per fare dispetto al marito Giasone.