Abbaglio da Sceicco
Per il sonetto ho solo inclinazione,
non c’è studio alla base né ragione,
chiedo venia per la mia irruzione.
La cosa che assai mi dispiace
è in causa chiamare una madre:
la mia figliola lasciatela pur stare.
E’ tutt’invidia, siete in alto mare.
Amo la figlia mia più di me stessa,
giammai l'avrei lasciata andare,
se non ci fosse in questo Bel Paese
grande latrina d’ignobili pretese.
Meritocrazia è parola assai vana
per chi si sa infilar dentro la tana.
Volar voleva su cieli immuni
rondine libera da italiani fumi,
degli Arabi ama l’arido paese,
per scienza di popoli e costumi.
Così giovane lasciò la terra avita,
ricchezze, ville e comoda vita,
non era dal bisogno resa schiava
come chi s’appella or alla clava.
Non son madre che sacrifica la prole,
tant'ho lottato io per ogni dove,
per dare ad essa il meglio della vita:
Inghilterra, Turchia con gran fatica.
Lo sceicco certo non m’abbaglia,
temo ricchezze accumulate invano,
ho dato alle mie figlie una mano
per viver sempre come lor aggrada.
Solo gli stolti non intendon questo,
giudicare è assai facile allorquando
d’amor lasso si ha il cuore guasto.
accettando così qualsiasi guado.
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